Quadro clinico instabile
Coming of age per vocazione, Tu dors Nicole è il riuscito tentativo di far trasmigrare l’anima indie di Noah Baumbach nel corpo filmico stralunato e malinconico di kaurismakiana memoria. Depurato da ogni riflessione politica, il viaggio monocorde di un’adolescente inquieta si trasforma in atto d’accusa nei confronti del mondo degli adulti e delle sue latenti contraddizioni.
Nicole, ventiduenne svagata e contemplativa, è la regina degli orli dei pantaloni. Non c’è nessuno che sappia cucirli meglio di lei, nemmeno l’amica Véronique con cui ha in mente di trascorrere l’estate nella villa di famiglia al momento sprovvista di genitori piantagrane. Purtroppo per loro Rémi, il petulante fratello di Nicole, decide di usare la casa come sala prove del suo gruppo musicale creando scompiglio e parecchio rumore in scena. Quando inizia a venire meno anche il rapporto di fiducia con l’amica, Nicole dovrà fare i conti con le sue ambizioni frustrate e la sua inerzia sentimentale. L’elegante bianco e nero del film crea sin da subito una sintonia emotiva e figurativa con il grigiore esistenziale in cui è avvitata Nicole, sospesa tra incontri futili e passeggiate in bici. Con una trama ridotta all’osso ed un girato essenziale fatto per lo più di quadri fissi, Tu dors Nicole sembrerebbe (solo) il solito tentativo di coniugare la sensibilità autoriale europea al movimento indie statunitense; in realtà dietro la scorza calligrafica è possibile ravvisare una complessa tragicommedia che analizza, con tono volutamente straniante e artefatto, il tormento apparentemente banale della protagonista, trincerata dietro la sua reticenza perché il mondo adulto parla un’altra lingua. Il “quadro clinico” della sua emotività, già instabile, è aggravato dal prolungato assedio di un bambino di appena dieci anni che le fa una serrata corte con voce suadente da dandy consumato, dai litigi con l’amica e con il tracotante fratello e dalla notizia che il suo ex Tommy sta per sposare l’odiata Maude. La sequenza che più di tutte accentua la surrealtà della vicenda, quella in cui un uomo avvistato da Nicole fa uno strano girotondo in macchina per fare addormentare il figlioletto, diventa allegoria della vita dell’adolescente senza equilibrio, arrotolata su se stessa, incapace di circondarsi di certezze, modelli e punti di riferimento stabili. Il film, una fiaba moderna senza aiutanti magici, laconica e con dosi massicce di humour grottesco, è come un diapason che non suona mai amplificato, e fa il paio con le ordinarie peripezie di un’anima solitaria il cui problema non è tanto contemplare il mondo, quanto aggredirlo con le zanne e con i denti per conquistarsi una sofferta educazione sentimentale.
Tu dors Nicole [Id., Canada 2014] REGIA Stéphane Lafleur.
CAST Julianne Côté, Catherine St-Laurent, Francis La Haye, Simone Larouche, Marc-André Grondin. SCENEGGIATURA Stephane Lafleur, Valérie Beaugrand-Champagne. FOTOGRAFIA Sara Mishara. MUSICHE Rémi Nadeau-Aubin, Organ Mood.
Drammatico/Commedia, durata 93 minuti.