Uno sguardo umano
Kore-eda Hirokazu è un regista che non si dimentica mai il lato umano delle storie che racconta, anche quando sono tratte da crudi fatti di cronaca (Nobody Knows) e anche quando i comportamenti dei suoi personaggi risultano meschini ed egoisti.
Questo grazie allo sguardo minuzioso, pudico e delicato che l’autore nipponico pone sui suoi protagonisti, dei quali coglie la sensibilità e le motivazioni pur non nascondendone i limiti e i difetti. Una poetica che Ritratto di famiglia con tempesta – ultimo lavoro del cineasta proiettato lo scorso anno al Festival di Cannes – rappresenta in modo esemplare. Il protagonista è Shinoda Ryota, padre divorziato e squattrinato, scrittore in crisi creativa, investigatore privato per necessità e incallito scommettitore che sogna di pubblicare un altro romanzo, di frequentare più spesso suo figlio e di riallacciare i legami con l’ex moglie. Insomma, di rimettere ordine alla propria vita. Come in alcuni suoi film precedenti (vedi Still Walking e Father and Son) qui Kore-eda Hirokazu affronta determinate dinamiche familiari e relazionali concentrandosi particolarmente sul rapporto tra genitori e figli, sul confronto tra generazioni e sul bilancio della propria vita, segnato dal raffronto tra ciò che si voleva essere e tra ciò che si è effettivamente diventati. E lo fa senza celare i lati più amari dei rapporti e dell’esistenza, spesso influenzati da una quotidianità affannosa e dall’incessante bisogno di denaro, come dimostrano le (numerose) conversazioni su prestiti e assegni mensili fatte dai personaggi. Ma insieme a tutto ciò, l’autore giapponese mostra anche l’umanità dei suoi protagonisti, non solo nella figura della nonna sola e desiderosa di compagnia, ma anche in quelle di Shinoda e della sua ex moglie: se quest’ultima cela dietro la sua freddezza una certa sensibilità di fondo, il primo non è solo un uomo scapestrato e forse un po’ immaturo, ma anche un padre affettuoso e capace di ascoltare. Il tutto raccontato con uno stile semplice e lineare, che sa unire l’attenta osservazione dei gesti più piccoli e degli sguardi più fugaci dei personaggi a dei toni umoristici e leggeri, presenti soprattutto nei dialoghi con la nonna e nelle sequenze d’investigazione. Un climax al tempo stesso sobrio e “brillante”, dunque, che permette di evitare cadute sdolcinate e lacrimevoli anche nelle sequenze più drammatiche e malinconiche, come accadeva invece nel precedente Little Sister. Ed è proprio l’unione tra umanità e leggerezza, minimalismo e profondità a rendere Ritratto di famiglia con tempesta – e più in generale il cinema di Kore-eda Hirokazu – un’opera tanto semplice e sottile quanto toccante e incisiva. E quindi difficilmente dimenticabile.
Ritratto di famiglia con tempesta [Umi yori mo Mada Fukaku, Giappone 2016] REGIA Kore-eda Hirokazu.
CAST Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Yôko Maki, Rirî Furankî, Sôsuke Ikematsu.
SCENEGGIATURA Kore-eda Hirokazu. FOTOGRAFIA Yutaka Yamazaki. MONTAGGIO Kore-eda Hirokazu.
Drammatico, durata 117 minuti.
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