Cannes 2017: sulla Croisette, tra paure e polemiche, si porta avanti una scintillante 70a edizione del festival del cinema per eccellenza. Se l’aria pesante è dura da ignorare (controlli moltiplicati rispetto al passato), è altresì difficile non notare alcune presenze insistenti di quest’anno: attori e personaggi ricorrenti diventano facce familiari che vagano da un red carpet all’altro.
In una selezione complessiva meno audace rispetto agli scorsi anni, anche le sezioni collaterali della “Quinzaine des Réalisateurs” e della “Semaine de la Critique” non si lasciano trasportare da slanci artistici. Il ritratto della giovane Giovanna d’Arco firmato da Bruno Dumont (Jeannette) è forse la vetta più spinta dell’originalità presentata da questa selezione; che poi riesca a convincere, è tutta un’altra questione.
Nelle sale principali (quelle del Concorso, di “Un Certain Regard” e delle Proiezioni Speciali), quest’anno più che mai, si individuano invece alcuni nomi che si ritrovano in una molteplicità di titoli. Dalle plurimenzionate Nicole Kidman ed Elle Fanning, al più schivo Colin Farrell e all’eterna Isabelle Huppert, sono tanti i volti presenti. Oltre agli attori, sono stati molti anche gli animali con un ruolo chiave in alcuni dei maggiori titoli presentati: dal cavallo fedele di Western ai cani aggressivi difensori di The Beauty and the Dogs, dal sacro cervo solo evocato di Lanthimos (The Killing of a Sacred Deer) all’immensa (in tutti i sensi) Okja dell’omonimo film in Concorso.
Accanto a questi animali – è il caso di dirlo – da tappeto rosso, pronti a cambiar forma ed espressione a seconda del film (basti pensare a Kidman nelle opposte performance per Coppola e Mitchell), il festival ostenta il suo gigantismo in una strana opposizione di istanze vetuste e nuove interazioni con il multimediale. Realtà virtuale e nuovi registi/divi sulla ribalta si scontrano con le polemiche sulle opere scelte, facendo in qualche modo sentire i decenni che Cannes si porta sulle spalle. E riguardo a Netflix e dintorni, se la posizione ufficiale è stata ben chiarita già prima dell’inizio delle proiezioni, anche l’orientamento del pubblico è abbastanza chiaro, almeno a giudicare dagli applausi che accompagnano il logo Netflix che si staglia sullo schermo. In questo senso, Cannes fa sentire la sua età, anche se non abbandona una curiosità di fondo alla ricerca di nuove scoperte, nonostante si debba scontrare con la difficoltà oggettiva di etichettare i film con categorie probabilmente obsolete.
Non dimentichiamoci però che il Festival è un concorso e la domanda sorge spontanea: chi vincerà la Palma d’Oro? In un anno privo di colpi di fulmine e in cui i superfavoriti paiono aver deluso (Hazanavicius, Baumbach e Lanthimos), azzardare un pronostico è molto difficile. Anche se Isabelle Huppert…