70° Festival di Cannes, 17 – 28 maggio, Cannes (Francia)
L’Odissea della Russia fuoricampo
Quello che conta in A Gentle Creature, il nuovo film di finzione di Sergei Loznitsa dopo l’impressionante documentario Austerlitz, è ciò che non si dice, ciò che non si vede né si sente, ciò che non si può sapere. È un’Odissea dell’ignoto e nell’ignoto quella che racconta il regista e su questo fonda un’idea di cinema e regia di notevole impatto.
Il film narra l’impossibile viaggio di una donna (la “mite” del titolo originale Krotkaya che richiama un racconto di Dostoevskij) per consegnare un pacco di alimenti al marito carcerato: ma il suo pacco è respinto e lei non sa perché né dove si trovi l’uomo, così cercherà di affidarsi alle varie persone che dicono di poterla aiutare. Loznitsa scrive un dramma sullo spaesamento di una donna dentro una nazione, un on the road quasi immobile in cui il percorso non è banalmente nelle magagne di una nazione che non è mai stata democratica, ma che diventa scena dopo scena, capitolo dopo capitolo sempre più ampio e romanzesco fino a raccontare lo spirito di quella nazione e del suo popolo. E questo spirito in A Gentle Creature è raffigurato come un muro di inconoscibili, di parole e poteri fini a loro stessi che non si svelano mai e che, proprio come la tipica matrioska, si nascondono gli uni dentro gli altri: per questo il regista decide di strutturare il film attraverso lunghe sequenze spesso di un’unica inquadratura in cui addensare persone e parole, corpi e suoni, facendo percepire storie e odori attraverso un uso notevole del fuori campo, del non detto o non ascoltato, del disturbo sonoro che diventa una metafora potente e sottile della gestione del potere e la pratica dell’arte della suggestione. Poi però, complice una scellerata sequenza finale onirica interminabile, il film sembra voler negare se stesso e non perché ribalti la matrice visiva – dall’iperrealismo all’onirismo – ma perché dice tutto ciò che aveva suggerito, esplicita il suo sostrato politico, declama le colpe travestendosi da comizio allegorico e svela di queste allegorie tutta la facilità e il sensazionalismo. È una scelta che danneggia un’opera di grande ricchezza e complessità, ma che comunque non pregiudica troppo il raffinato lavoro filmico sul corpo (morto? o già putrefatto?) di una nazione e del suo popolo. Anche se chi scrive preferisce questo lavoro quando avviene nel campo del cinema del reale.
A Gentle Creature [Krotkaya, Ucraina 2017] REGIA Sergei Loznitsa.
CAST Vasilina Makovtseva, Marina Kleshcheva, Valeriu Andriuta, Boris Kamorzin, Sergei Kolesov. SCENEGGIATURA Sergei Loznitsa. FOTOGRAFIA Oleg Mutu. MONTAGGIO Danielius Kokanauskis.
Drammatico, durata 143 minuti.