SPECIALE HORROR POLITICO
Cecità letale
“Metti due persone in una stanza e quelle troveranno un motivo per uccidersi”. Frank Darabont ne stipa molte più di due in un piccolo supermercato del Maine, mentre fuori una tempesta improvvisa lascia il posto a una nebbia sinistra.
Al momento della sua uscita, nel novembre del 2007, The Mist è stato accolto con un certo stupore. Pur ispirandosi a La nebbia di Stephen King, Darabont se ne discosta quanto basta per girare qualcosa di più spiazzante. Non tanto nelle premesse, con il fronte dell’umanità, o del manipolo che la rappresenta, alle prese con la minaccia esterna, quanto piuttosto negli sviluppi. Al pericolo indistinto che si annida nella nebbia si aggiunge ben presto quello della deriva dei sopravvissuti, capaci di atrocità altrettanto raccapriccianti. Fino a qui niente di nuovo: la specularità tra mostri veri e immaginari è un topos del genere e lo stesso Darabont avrà modo di svilupparla ampiamente in The Walking Dead. Ma, proprio come nella serie, con cui il film condivide buona parte del cast, in The Mist nessuno è innocente. A partire dal protagonista, David Drayton in attrito con il vicino Brent per questioni di proprietà, condivide con lui l’attaccamento ostinato al passato e una certa inadeguatezza ai cambiamenti, dall’uso di Photoshop alle nuove espressioni del figlio. Soprattutto, li accomuna la tendenza a concentrarsi sul proprio microcosmo, disinteressandosi al resto del mondo finché questo non irrompe prepotentemente. Nell’America post-11 settembre, isolazionismo e indifferenza sono colpe inaccettabili. La traumatica presa di coscienza di un mondo inevitabilmente interconnesso e ben più ampio dei confini nazionali si riversa nel nuovo cinema apocalittico, dall’Alba del giorno dopo al remake di Ultimatum alla Terra. Allo stesso tempo, le operazioni dell’esercito per lo sfruttamento di risorse esterne si rivelano disastrose nel momento in cui “l’Altro” fa irruzione in forma mostruosa e irreversibile. Le reazioni dei sopravvissuti si dividono in The Mist tra il fanatico millenarismo e il disperato tentativo di salvezza individuale. Una traiettoria verso l’implosione amplificata dalle scelte di regia che, dai campi lunghi delle prime sequenze, si restringe progressivamente, nella steadycam tra i corridoi del supermarket fino ai primi piani nell’abitacolo della macchina. La soppressione claustrofobica di ogni alternativa supera in breve, per tensione ed efficacia, la paura legata all’apparizione delle creature. Il risultato è un pessimismo che ben poco concede alle narrazioni consolatorie, decretando il trionfo del caso sul destino eletto e sulle scelte personali. La bellissima sequenza finale, sulle note dei Dead Can Dance, solleva impietosamente il velo di un futuro da ripensare in toto.
The Mist [id., USA 2007] REGIA Frank Darabont.
CAST Thomas Jane, Laurie Holden, Toby Jones, Jeffrey DeMunn, Marcia Gay Harden.
SCENEGGIATURA Frank Darabont (tratta dal racconto La nebbia di Stephen King). FOTOGRAFIA Ron Schmidt. MUSICHE Mark Isham.
Horror/Fantascienza, durata 127 minuti.