Non è mai tempo di favole per bambini
Le favole non sempre sono per bambini, anzi a pensarci bene non lo sono mai nei loro insegnamenti. In un certo senso l’atrocità dei racconti dei Grimm, di Perrault o Andersen dimostrano quanto una forma di orrore si mescoli alla dolcezza di un racconto didattico, raccontando la sottile e fragile linea cui la vita è divisa dalla morte.
Sette minuti dopo la mezzanotte proprio di questo parla, della vita e della morte viste attraverso gli occhi di un ragazzino introverso, Conor, che vive gli ultimi mesi di vita della propria madre, malata di cancro, affiancato da un mostro: un albero gigante che vive nel cimitero di fronte casa, dagli occhi di fuoco e la voce profonda, che insegnerà al ragazzino la più importante delle lezioni. Il suo scopo è quello di raccontargli tre storie pretendendone una in cambio, alla fine, quando il momento della verità sarà giunto, quell’incubo ricorrente che il ragazzino continua a sognare e che nasconde la sua più grande paura dalla quale da troppo tempo sfugge. Sette minuti dopo mezzanotte, tratto dall’omonimo romanzo di Patrick Ness (anche sceneggiatore), s’inserisce in un territorio che nel cinema recente ha già avuto diversi esempi, da Tideland di Gilliam a Nel paese delle creature selvagge, passando ovviamente per Il labirinto del fauno. Cioè quel campo in cui giovani protagonisti rifuggono dal dolore e dalla crudeltà del reale per nascondersi in un mondo di personale fantasia. Conor scappa non solo dalla malattia della madre, ma anche dall’ipotesi di dover andare a vivere con la nonna, donna severa ma giusta, e l’assenza del padre, benevolo ma lontano. È allora che il mostro diventa la chiave per sostenersi, spaventoso come le paure che lo attanagliano, ma forte e rabbioso come il rancore che egli prova per chi lo ha sempre considerato invisibile e per la malattia che gli sta portando via l’unica persona da cui aveva ricevuto importanza. Fuga o presa di coscienza, la differenza è minima, come la soglia che divide bellezza e brutalità nelle fiabe. È proprio il tono che contraddistingue Sette minuti dopo la mezzanotte, un dramma mescolato al fantastico, tutto posto all’altezza di un racconto per giovani adulti. Il film si affida alla grande prova del giovane Lewis MacDougall, e nonostante non racconti nulla di nuovo su un tema affrontato innumerevoli volte, riesce lo stesso a trovare una sua dimensione a metà strada tra pellicola per ragazzi e gravità del racconto adulto, raccontando l’avvicinamento di un giovane essere umano a un lutto, mescolando con toni da blockbuster letterario la paura, lo stupore e la leggerezza di una favola per forza di cose non solo per bambini.
Sette minuti dopo la mezzanotte [A Monster Calls, USA/Spagna 2016] REGIA Juan Antonio Bayona.
CAST Lewis MacDougall, Felicity Jones, Sigourney Weaver, Liam Neeson.
SCENEGGIATURA Patrick Ness. FOTOGRAFIA Óscar Fauna. MUSICHE Fernando Velázquez.
Drammatico/Fantastico, durata 109 minuti.