70° Festival di Cannes, 17 – 28 maggio, Cannes (Francia)
In assenza di
La separazione come annichilimento emotivo e personale. Una coppia sulla strada del divorzio guarda solo al proprio futuro come singoli individui, quasi dimenticandosi del figlio Alyosha. Quando quest’ultimo sparisce nel nulla, diventa impossibile ignorare la tensione.
Immersi in una rete di relazioni quasi surreali, i personaggi disegnati da Zvyagintsev in Nelyubov rendono alla perfezione la tensione e il travaglio di personalità in continua lotta con se stesse prima che con l’ormai ex coniuge. L’assoluta centralità dei personaggi è ottenuta rappresentando un tessuto sociale alquanto straniante: in primis il rapporto tra figlio e genitori, del tutto alienato e privo di ogni trasporto affettivo, ma anche di rabbia familiare. Indifferenza, irritazione di routine sono infatti i maggiori motori del legame interno al dissestato nucleo convivente. Ma anche le forze dell’ordine, pronte ad ignorare un caso potenzialmente esplosivo come la scomparsa di un preadolescente e, soprattutto, l’assenza di tutto quel gruppo di persone che con questa famiglia dovrebbe almeno fingere di condividere gioie e dolori. Solo uno sparuto gruppo di volontari iperorganizzati aiuta i genitori, ormai in balìa degli eventi, nelle ricerche del piccolo Alyosha. Tutto il resto del “mondo” (parenti, vicini e opinione pubblica nella più informale delle accezioni) sono assenti dallo schermo. Proprio nell’assenza si racchiude il senso ultimo del film del regista di Leviathan: assenza di parole, di musica, di vestiti, di denti, di affetto, di colpi di scena e, non ultimo, di conclusioni. Tutto manca. O, meglio, tutto fa percepire la propria mancanza, rendendo ogni dettaglio pesante come un macigno. Nonostante la forza di alcune immagini, della fotografia quasi impeccabile (che non si fa sfuggire l’occasione per romantiche divagazioni sui luoghi dell’abbandono), delle performance ottime dei due ex coniugi protagonisti, Nelyubov rimane in qualche modo alienato dalla realtà condivisibile con lo spettatore. In questo senso va considerato anche il discorso politico, che fa da sfondo a tutta la vicenda, in cui una forte Madre Russia deve fare i conti con la ribelle Ucraina in una guerra che riflette le dinamiche di una famiglia “rotta”. Senza quindi mancare di riconoscere la sapienza di composizione che Andrey Zvyagintsev dimostra anche in questo film, il risultato finale pecca di empatia, di capacità di commuovere il pubblico, riuscendo fino in fondo nei momenti più umani della vicenda.
Nelyubov [id., Russia/Francia/Belgio 2017] REGIA Andrey Zvyagintsev.
CAST Maryana Spivak, Alexey Rozin, Matvey Navikov, Marina Vasilyeva, Andris Keishs.
SCENEGGIATURA Oleg Negin, Andrey Zvyagintsev. FOTOGRAFIA Mikhail Krichman. MUSICHE Evgeny Golperin.
Drammatico, durata 127 minuti.