SPECIALE JACK NICHOLSON
Un errore prezioso
Pistole, tirapugni, spedizioni a mano armata, individui malconci che rialzandosi cercano vendetta: The Cry Baby Killer, la prima delle due sole esperienze cinematografiche di Joe Addis, mostra tutti i limiti di scrittura e costruzione di chi è abituato a pensare opere per la tv, dove l’effetto facile, la chiarezza espositiva, lo stereotipo e il giusto compromesso tra brevità e intreccio sono confini entro cui bisogna muoversi con destrezza.
Ma ciò che funziona sul piccolo schermo in sala stenta a tenersi in piedi. A fine anni ‘50 negli Stati Uniti erano frequentissimi episodi di questo tipo, produzioni di serie b riunivano nomi riciclati e giovani esordienti, personale con un paio di settimane libere e tecnici a disposizione. I risultati avevano più del riempitivo che dell’artistico, ma allo stesso tempo erano piccoli laboratori dove potersi permettere qualche rischio e qualche azzardo che nei grandi film coi grandi nomi sarebbe stato assurdo prendere anche solo in considerazione. Le trame, come in questo caso, erano prese da sceneggiatori di mestiere o da popolari romanzetti, gialli o rosa, ritoccati qua e là per dare quel tocco di colore o di thriller in più. Qui, in una cittadina di provincia Manny, giovane elegante e istintivo, spadroneggia tramite un folto gruppo di ruffiani e tirapiedi disposti a tutto pur di elemosinare soldi, donne e protezione. Quando decide di attirare a sé la bella e già fidanzata Carole non si fa problemi a minacciare e allontanare con le maniere forti Jimmy, il suo attuale ragazzo. Ma Jimmy non è il tipo che si fa mettere in piedi in testa, prende con sé una pistola e quando viene nuovamente aggredito minaccia di usarla su Manny. Nello scontro inavvertitamente parte un colpo che quasi uccide uno dei seguaci di Manny. La polizia trova Jimmy con l’arma in mano e lui, non trovando vie di fuga, sequestra un uomo di colore ed una donna col suo neonato sperando di poter ottenere la libertà in cambio dei prigionieri. La ribellione, l’avventatezza giovanile, l’inesperienza eversiva sono i caratteri che meglio escono fuori da questo film, e tutti nascono nell’interpretazione acerba ma incisiva di un giovanissimo Jack Nicholson, qui al suo esordio nelle vesti di Jimmy. Se tutto il cast recita sopra le righe con frequenti forzature, il giovane Jack sa porsi un gradino più in alto, dando col suo volto accigliato e furioso il tono all’intero film. È impossibile non intravedere già qui molti dei suoi ruoli futuri e non sentir risuonare già le sue corde più sensibili: la sottile follia, l’irrisolvibile alterità, l’arguta determinazione. È di certo quindi un film consigliabile solo allo storico, o al curioso, ma è anche una piccola dimostrazione che il Cinema deve nutrirsi anche di insuccessi e di brutture per poi svelare le sue perle più rare.
The Cry Baby Killer [id., USA 1958] REGIA Joe Addis.
CAST Jack Nicholson, Carolyn Mitchell, Brett Halsey, Harry Lauter.
SCENEGGIATURA Leo Gordon, Melvin Levy. FOTOGRAFIA Floyd Crosby. MUSICHE Gerald Fried.
Drammatico, durata 60 minuti.