SPECIALE JACK NICHOLSON
Qualcosa è davvero cambiato
Come recitava il titolo del film che gli è valso il suo terzo e ultimo Oscar, Qualcosa è cambiato, anche per Jack Nicholson, e non solo per il suo Melvin, qualcosa dev’essere cambiato. Attore estremamente prolifico dalla seconda metà degli anni Sessanta e diventato icona di Hollywood, proprio dalla pellicola di James L. Brooks la sua carriera ha rallentato quantitativamente, recitando in soli sette film in vent’anni: forse appagamento o stanchezza, ma è il valore di questo cambiamento che interessa.
Da Qualcosa è cambiato sembra che Nicholson abbia scelto un genere di riferimento, la commedia. È vero, tre delle sette pellicole successive hanno un registro recitativo drammatico o quantomeno agrodolce, La promessa, A proposito di Schimdt e The Departed, ma sono le altre quattro, per quanto dimenticabili, a diventare più di un semplice contorno ma un’esatta voglia senile di leggerezza, alla quale potrebbe aggiungersi coerentemente il probabile remake di Vi presento Toni Erdmann. Qualcosa è cambiato deve a ragione esser ricordato come l’apice di questa successiva fase nella carriera di Nicholson, istrionica e piaciona, in una pellicola che non nasconde la sua ammirazione nei confronti della commedia brillante hollywoodiana, trovando inoltre nel volto dei due suoi protagonisti (uno il contraltare dell’altro) la chiave, e in particolare in quello di Nicholson, viso puramente attoriale di un divo che gioca con la sua stessa maschera. Una maschera adatta a un buffo e scorbutico uomo affetto da disturbi ossessivi compulsivi. Una maschera sopra le righe come i tic di Melvin e sui quali Nicholson gioca, a partire dalle iconiche sopracciglia a punta fino all’isteria recitativa di chi sa d’interpretare un personaggio in un film che prima di tutto è un film. Qualcosa è cambiato è un buon prodotto, prende stilemi classici del genere intrecciando un lui e una lei in una storia romantica problematizzata dalla difficoltà a palesare il sentimento reciproco, per colpa soprattutto della misantropia di Melvin. È una pellicola sulla normalizzazione di un freak, con il senno di poi Melvin segue il percorso attoriale di chi lo interpreta. Nicholson infatti da questa pellicola in poi non utilizzerà più un registro così forzatamente sopra le righe e macchiettistico, di cui da fine anni Ottanta spesso e volentieri aveva fatto uso. Da Qualcosa è cambiato in poi la sua recitazione lavorerà di sottrazione, per quanto la mimica di Nicholson rimarrà marcata, ma non più istrionica e meno variegata, rinchiudendosi nel ruolo dell’anziano che inizia a guardare la propria vita scorrergli di fianco. La pellicola di James L. Brooks non ha rappresentato l’ultimo acuto dell’attore, ma l’ultimo cambiamento, quello di un uomo professionalmente ormai appagato da se stesso.
Qualcosa è cambiato [As Good as It Gets, USA 1997] REGIA James L. Brooks.
CAST Jack Nicholson, Helen Hunt, Greg Kennear, Cuba Gooding Jr.
SCENEGGIATURA James L. Brooks, Mark Andrus. FOTOGRAFIA John Bailey. MUSICHE Hans Zimmer.
Commedia, durata 139 minuti.