SPECIALE JACK NICHOLSON
Inno alla libertà
Se c’è un film che più di tutti rappresenta la folgorante stagione di rinascita e rinnovamento del cinema americano nota come New Hollywood, questo è senza dubbio Easy Rider di Dennis Hopper. Il viaggio di Wyatt “Capitan America” e Billy, in sella ai loro chopper tra la California e New Orleans, è ancora oggi un’icona intramontabile della settima arte.
Ancor più de Il laureato (1967) di Mike Nichols e Gangster Story (1967) di Arthur Penn, questo film manifesto si prende tutte le libertà possibili e immaginabili nella realizzazione di un’opera cinematografica. Dalla vicenda ridotta all’osso all’invenzione di un nuovo genere – il road movie –, dalle tematiche dell’emergente controcultura all’utilizzo di un montaggio discontinuo debitore della Nouvelle Vague. Si pensi soltanto, sul piano produttivo, a come decade la rigida suddivisione della catena produttiva della Hollywood classica: Easy Rider sembra più un frutto del New American Cinema. I due attori protagonisti, Peter Fonda e Dennis Hopper, sono anche gli sceneggiatori del film e il primo ne è il produttore mentre il secondo il regista. Si narra, inoltre, che durante le riprese gli stessi attori fumassero realmente marijuana. Tale libertà produttiva sarà portata alle estreme conseguenze proprio da Hopper nel disastroso Fuga da Hollywood (1971). Easy Rider segna anche il punto di svolta nella carriera di uno dei più talentuosi attori degli ultimi 50 anni: Jack Nicholson. La convincente interpretazione dell’avvocato alcolizzato George Hanson gli spiana la strada verso l’Olimpo hollywoodiano. Già in questo ruolo si fa notare per il suo inconfondibile ghigno e per la sua incredibile espressività fuori dal comune con cui caratterizzerà altri personaggi come R.P. McMurphy e Jack Torrance. È indubbio che nella mezzora in cui appare in Easy Rider sia lui a catturare l’attenzione dello spettatore. La sua interpretazione, complice il ruolo caratterizzato, è sopra le righe e contrasta con la recitazione più dimessa di Hopper e soprattutto Fonda. Tra i momenti indimenticabili del film vi sono le continue carrellate sugli splendidi paesaggi rocciosi americani, accompagnate da alcuni tra i più celebri e leggendari brani rock dell’epoca – la panoramica della Monument Valley durante il crepuscolo è pura poesia –, e tutta la sequenza al carnevale di New Orleans, girata in 16 mm e gonfiata in 35 mm sgranando l’immagine, che culmina nel delirio di allucinazioni, ricordi, conflitti irrisolti e pulsioni primordiali dovuto all’LSD. Il film di Hopper resta un autentico, quanto amaro, inno alla libertà in tutte le sue sfaccettature. Libertà che i protagonisti pagano a caro prezzo in quanto, proprio perché liberi di essere sé stessi – non è un caso che ad inizio film Wyatt getti il proprio orologio –, sono visti come una minaccia da coloro che, credendosi comunque liberi, sono imprigionati nelle maglie del sistema che la società tradizionale ha creato.
Easy Rider [Id., USA 1969] REGIA Dennis Hopper.
CAST Peter Fonda, Dennis Hopper, Jack Nicholson, Luke Askew, Karen Black.
SCENEGGIATURA Peter Fonda, Dennis Hopper, Terry Southern. FOTOGRAFIA Laszlo Kovacs. MONTAGGIO Donn Cambern.
Drammatico, durata 94 minuti.