SPECIALE AKI KAURISMÄKI
Un’incrollabile fiducia
La scritta al neon del Dubrovnik è ancora accesa. Appena dopo la guerra era il ristorante più alla moda della città, con l’orchestrina a suonare ballabili e canzoni romantiche, con l’aria frizzante e colma di speranza, col servizio impeccabile e la cucina raffinata.
Quarant’anni dopo nulla è cambiato, in bene e in male: l’orchestra sembra essere la stessa, così come la clientela; ma forse, con i chili di troppo, i capelli imbiancati e le gambe che non reggono più i numeri veloci, quella che si tiene ogni sera è una riunione nostalgica, un brindisi alla memoria, un rito che celebra il tempo passato e trattenuto a forza. Ilona è la maȋtre del ristorante e la vera guida dell’intero staff. Lauri, suo marito, guida i tram ed è lui stesso a portarla a casa la sera con l’ultima corsa. Basta un nonnulla, il volgere di un paio di giorni e il sereno quadro di Ilona e Lauri viene stravolto. Il Dubrovnik non riesce più a coprire le spese e i tagli al personale tramviario si decidono alle carte e, licenziati e rimasti senza un soldo, Ilona e Lauri perdono l’auto, poi i mobili e infine la casa. Ogni seme deve morire per poi germogliare, lo insegna la saggezza popolare. Aki Kaurismäki ha spesso ragionato su caduta e creazione, sulla rinascita morale e la rigenerazione etica di una comunità. Fu con Nuvole in viaggio che intraprese una seria riflessione, sulla Finlandia e sulla sua società incerta alle porte del XXI secolo, che è proseguita nei due film successivi L’uomo senza passato e Le luci della sera. Qui la vicenda si muove negli anni Ottanta, quando la fine di un’epoca era una sensazione a fior di pelle e la contemplazione del “bel passato perduto” racchiuso nel Dubrovnik è la stessa con cui ora guardiamo al mondo prima del 1989. La soluzione finale con il riscatto di Ilona e Lauri e l’apertura di un nuovo ristorante non è semplicistica speranza ma incrollabile fiducia in una possibile nuova società che non guardi allo stato sociale degli individui ma alle loro capacità. E, dettaglio importante, il finanziamento per il nuovo locale viene dall’ex-gestore del Dubrovnik, che si gioca tutto pur di sconfiggere la noia del non-lavoro. Così il nuovo ristorante, per cui è stato scelto proprio il nome Lavoro, dimostra che un nuovo mondo è possibile solo con un rinnovato rapporto col passato, basato non su un’opposizione ideologica bensì su una reciproca messa in luce. Lo stile di Kaurismäki è inconfondibile, il suo tono ironico e tragico si adagia come una luminosa pittura ad olio sulle sofferenze taciute eppure tanto evidenti della coppia. Nuvole in viaggio sembra essere un crocevia di esperienze, in cui dialogano il kammerspiel ed il cinema di Tati e si sfrondano i sentieri seguiti poi da Wes Anderson o da Roy Andersson: il cinema più fecondo non deve necessariamente alzare la voce.
Nuvole in viaggio [Kauas pilvet karkaavat, Finlandia 1996] REGIA Aki Kaurismäki.
CAST Kati Outinen, Kari Väänänen, Elina Salu, Markku Peltola.
SCENEGGIATURA Aki Kaurismaki. FOTOGRAFIA Timo Salminen. MUSICHE Shelley Fisher.
Drammatico, durata 96 minuti.