L’arte può cambiare la storia?
Preceduta da Yu-Gi-Oh! The Dark Side of Dimensions e seguita a ruota da un docu-film su Pino Daniele, è tornata nelle sale “La Grande Arte al Cinema”, uno dei cavalli di battaglia dell’edutainment targato Nexo Digital, società di distribuzione che da anni agevola le folle a immergersi nei capolavori della storia dell’arte grazie ai poteri taumaturgici dell’alta definizione.
Questo nuovo appuntamento cavalca l’onda del centenario della Rivoluzione Russa – celebrato anche con una grande retrospettiva in corso alla Royal Academy di Londra – con un docufilm di Margy Kinmonth, autrice della BBC forte di una nomination al BAFTA per il documentario Hermitage Revelead, sulle avanguardie artistiche del periodo. Revolution – La nuova arte per un mondo nuovo porta a spasso il pubblico per sale e depositi dell’Hermitage di San Pietroburgo e della Galleria Tret’jakov, montando materiali di repertorio, vecchie pubblicità, spezzoni di girato per le vie di Mosca, Londra e San Pietroburgo e, naturalmente, dipinti. Il tutto è commentato dai direttori delle due istituzioni ospitanti, rispettivamente Mikhail Piotrovsky e Zelfira Tregulova, e dai discendenti degli artisti stessi, che accompagnano lo spettatore in una parabola storica che va dalla presa del Palazzo d’Inverno fino ai funerali di Stalin. Il percorso tocca l’esplosione del Suprematismo cavalcata da Lenin, la fuga verso l’Europa di molti esponenti e il ripiegamento sul realismo socialista di quelli rimasti, inseguendo le biografie dei singoli artisti fino alle soglie degli anni ’50. Il taglio storico domina nettamente l’impianto, tanto che nonostante nel trailer si dichiari che gli artisti cambiano la Storia, in realtà il documentario mostra che è vero l’esatto contrario, e cioè che è la Storia a cambiare gli artisti, o quanto meno a strumentalizzarli. Sotto il peso di questa Storia, sempre oscillante tra ufficiale e personale, tentenna anche l’analisi delle opere, che ad eccezione del Quadrato Nero di Malevič, vera e propria icona di tutto il periodo, appare appena tratteggiata. A questa mancanza fa contro una forse imprescindibile compresenza di riferimenti al cinema, nella persona di Eisenstein, al teatro, quella biomeccanica di Mejerchol’d e alla fotografia, con le pietre miliari di Rodčenko. Grandi assenti in questo affresco i Balletti Russi e le sperimentazioni musicali di Stravinskij, lacuna in parte compensata dalla citazione di artisti ancora poco celebrati in Europa come il padre dell’arte analitica Pavel Filonov, e dalla fantastica resa del dettaglio delle pennellate permessa dal digitale. Sebbene non sia ancora chiaro perché per capire l’arte si debba andare al cinema, la profondità di analisi che si raggiunge con questo mezzo è senza alcun dubbio notevole.
Revolution – La nuova arte per un mondo nuovo [Revolution – New Art for a New World, Gran Bretagna/Russia 2017] REGIA Margy Kinmonth.
CAST Daisy Bevan, Sean Cronin, James Fleet, Tom Hollander.
SOGGETTO Margy Kinmonth. MONTAGGIO Gordon Mason, Rob Garwood. MUSICHE Edmund Jolliffe.
Documentario/Docu-film, durata 85 minuti.