SPECIALE MOSTRUOSO
Il falso e il mostro
Il film di fantascienza più visto in Italia è Il mostro della laguna nera, ma forse in pochi lo sanno. Da anni la rubrica “I nuovi mostri” di Striscia la notizia intervalla la sua classifica di horribilia con un frammento del film di Jack Arnold: un mostro avanza tra gli alberi ed emette il suo terrificante richiamo.
La prima scoperta per chi guarda il film sta qui, il mostro non sta paurosamente avanzando ma sta barcollando verso la sua tomba marina e nell’aprire la bocca non emette suoni ma solo gli ultimi affannati respiri di chi, ansimante, si è dichiarato sconfitto. Ecco il risultato: il film di fantascienza in bianco e nero più visto in Italia è un falso. Non male per un pezzo di storia del cinema. Sono convinto che Jack Arnold sia un maestro del genere fantascientifico e un pioniere e sono dispiaciuto per questo mancato riconoscimento nei suoi confronti. Un montaggio falsato, seppur con intenzioni scherzose, sarebbe stato un caso di lesa maestà se l’autore in questione fosse stato uno dei numi tutelari oggi tanto osannati. Arnold ha girato veri capolavori a cui oggi gli autori di genere si rifanno ancora: Destinazione Terra (1953), Radiazioni BX: distruzione uomo (1957), Tarantola (1955) per non parlare di alcune incursioni di tutto rispetto nella commedia, nel western e perfino nel documentario. Suoi furono i primi film tridimensionali della Universal – la casa numero uno per la produzione di horror per buona parte dello scorso secolo – i cui risultati vengono oggi giudicati troppo grossolanamente, soprattutto in un’ottica che identifica progresso tecnologico e mossa puramente commerciale, per nulla estetica o artistica o linguistica. Il mostro della laguna nera in Italia non arrivò in 3D, troppo poche erano le sale che potevano accoglierlo, anche se a rivederlo oggi, nelle edizioni blu-ray che prevedono la terza dimensione, ci si rende conto di quanto il film fosse costruito con una dimensionalità, una spaziosità che l’appiattimento nega. La mano del mostro che tante volte appare prima del mostro stesso doveva avere ben altro effetto su una platea con gli occhialini. Gli inseguimenti subacquei acquistano una corporeità e una tensione che possono ancora creare horror in uno spettatore anestetizzato per sovraesposizione ad effetti speciali come quello odierno. Ma soprattutto a distanza di oltre sessant’anni quello che era spettacolo si mostra nella sua natura di prodotto culturale che, oltre i simboli, svela i latenti significati nascosti nella maschera mostruosa o nell’azzardata spedizione scientifica. C’è una ricerca di razionalità nell’ignoto, di purezza nel bestiale, c’è fiducia nel virile vigore fisico ed intellettuale, c’è la paura del nuovo e del diverso in un mondo che stava cambiando e si stava mostrando a se stesso. C’è quel mostro che c’è ancora, racchiuso nel luogo più incontaminato di noi stessi, che nuota amorevolmente sfiorando la nostra purezza biancovestita, che si diverte a nuotare laddove potrebbe invischiarsi.
Il mostro della laguna nera [Creature from the Black Lagoon, USA 1954] REGIA Jack Arnold.
CAST Richard Carlson, Julie Adams, Richard Denning, Antonio Moreno.
SCENEGGIATURA Harry Essex, Arthur A. Ross. FOTOGRAFIA William E. Snyder. MUSICHE Joseph Gershenson.
Horror/Fantascienza, durata 79 minuti.