SPECIALE MOSTRUOSO
(Believing the strangers things) Loving the alien
Sembra strano pensare che Monsters, Godzilla e Rogue One: A Star Wars Story siano stati girati dalla stessa persona. Eppure, nel passaggio dal cinema indipendente a quello mainstream, Gareth Edwards ha mantenuto saldi i canoni del suo epos fantascientifico intriso di sentimento, effetti speciali e riflessione sugli scenari geopolitici attuali, con un occhio gettato al futuro oscuro della nazione.
Anni prima dell’insediamento di Donald Trump sul trono del mondo, Gareth Edwards con Monsters intreccia il topos dello sbarco alieno al tema fortemente politico della frontiera, così caro al cinema e alla cultura americana che, solo negli ultimi anni, è stato declinato più volte seguendo la via del cinema di genere soprattutto. Si pensi alla società cannibalica di Bone Tomahawk o a Hell or High Water, fino ad arrivare al nuovo Logan, il cui centro narrativo è proprio il bistrattato Messico. Sembrerà un azzardo, ma anche quello che dalla fine degli anni Ottanta realizzano oltralpe i fratelli Dardenne, è un (altro) cinema della frontiera, intimistico e fortemente ancorato al modello neorealista: la restituzione di uno spazio fisico del dolore che divide e poi, nella maggior parte dei casi, unisce gli attori sociali annegati nella crisi. Una poetica della soglia intima e politicizzata. In Monsters c’è la stessa camera a mano traballante, ma i protagonisti non sono ripresi mai di spalle o tre quarti, perché è fondamentale per il cineasta immergerli in uno scenario vasto e deturpato dalla guerra per metterli in relazione con l’ambiente ostile da cui traggono vita, respirando morte. Sono tanti i registi che usano la frontiera come limite fisico e simbolico, filmando trasfigurazioni semantiche lungo viaggi reali o fantastici. Nel caso di Monsters, road movie in bilico tra le attrazioni pericolose di Jurassic Park e la vis politica di District 9, il reporter di guerra con un dramma familiare alle spalle e la giovane figlia del suo datore di lavoro, il viaggio è sinonimo di scoperta, di se stessi e dell’amore che li (av)vince, lungo un percorso di accettazione e condivisione del diverso. Il sentimento li cinge dolcemente come in un cadenzato passo a due, similmente alle piovre aliene levitanti in cielo e abbarbicate per un ultimo abbraccio riproduttivo. Della storia – lui deve riportare lei negli Usa scampando ai giganteschi e.t. – importa il giusto, giacché è la modalità di rappresentazione, garbata e non retorica, a creare empatia nello spettatore, instradandolo verso un amore sconfinato in cui “believing the strangest things, loving the alien” si potrà costruire un mondo migliore, privo di barriere e libero nell’atto e nel pensiero. Utopie a misura di cinefilo.
Monsters [Id., Gran Bretagna 2010] REGIA Gareth Edwards.
CAST Scoot McNairy, Whitney Able, Kevon Kane.
SCENEGGIATURA Gareth Edwards. FOTOGRAFIA Gareth Edwards. MUSICHE Jon Hopkins.
Fantascienza/Thriller, durata 93 minuti.