Frontiere mobili
Dalla black list del 2012 alla sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2016, Hell or High Water resuscita il mito della frontiera, limite che separa e nello stesso tempo unisce old e young west, buddy movie e western crepuscolare.
Il discorso cinematografico di David Mackenzie porta lo stile del girato a coincidere con una presa di posizione morale, un’ottica del giudizio che ci riporta alle grandi epopee western, vestita degli abiti stropicciati dei fratelli Coen di Non è un paese per vecchi e ricoperta della crosta nostalgica del Joe di David Gordon Green. Suggestioni a parte, l’”inferno o l’acqua alta” in cui sguazzano i personaggi, fa convergere la distanza apertasi nello spazio sconfinato del Texas con lo spazio morale che separa i buoni non troppo buoni dai cattivi non troppo cattivi. Così, due fratelli texani – l’uno ex galeotto, l’altro divorziato dalle tasche bucate – trascinano se stessi e i viandanti incrociati per le strade desolate in una guerra privata che si trasforma ben presto in una spietata caccia all’uomo. Dopo l’ennesimo assalto alle Texas Midlands e qualche rapina ai casinò della provincia, i due fratelli Toby e Tanner (gli ottimi Chris Pine e Ben Foster) sono ricercati dallo sceriffo Marcus (un consumato Jeff Bridges) e dal suo vice di origine comanche. Lo scopo delle scorribande furtive è depredare le stesse banche che hanno tagliato loro i fondi e far sì che, una volta estinta l’ipoteca, il ranch di famiglia su cui è stato appena scoperto l’oro nero rimanga ai figli di Toby. Immerso fino al collo tra le pieghe del sogno americano infranto, superata la paternità edipica (già) vendicata dai padri della New Hollywood, un britannico dietro la macchina da presa combina il riversarsi di un’azione contemplativa all’interno di un flusso di immagini dai colori caldi per riflettere, dopo l’incursione carceraria in Starred Up, sul dramma vissuto dai personaggi a causa del capitale venefico: madre e figlio, la cui innocenza è sporcata dalla decisione paterna di fare del male per ottenere il loro bene; un walker texas ranger sul viale del tramonto che vuole portare a casa l’ultimo trofeo; i fratelli, l’uno realista e pragmatico, l’altro avventato e delirante. Costruito intorno e dentro i personaggi, il western di Mackenzie si trasforma ben presto in thriller psicologico e in dramma familiare, mescolando bene sia i generi di riferimento sia i sentimenti di chi ha ormai perso la speranza e prova a risalire la china aggrappato a un fucile inseguendo una impossibile redenzione. Sulle note ossessive e crepuscolari di Nick Cave e Warren Ellis, il regista mappa il Texas infetto facendolo attraversare da lupi solitari in guerra contro loro stessi e contro un sistema che li annienta senza pietà. Tutto già visto, ma fatto con classe ed eleganza.
Hell or High Water [Id., USA 2016] REGIA David Mackenzie.
CAST Chris Pine, Ben Foster, Jeff Bridges, Gil Birmingham, Katy Mixon.
SCENEGGIATURA Taylor Sheridan. FOTOGRAFIA Giles Nuttgens. MUSICHE Nick Cave, Warren Ellis.
Drammatico/Western, durata 102 minuti.