SPECIALE STUPEFACENTE
Discesa agli inferi
Abel Ferrara, fin dai tempi di The Driller Killer (1979), ci ha abituato a sorprenderci con film visionari che rasentano in molte occasioni l’eccesso. I suoi personaggi sono dei perdenti nati, ben caratterizzati psicologicamente, lontani anni luce sia dagli eroi che dagli antieroi tradizionali. Nei suoi film vi è sempre un percorso declinante verso un abisso dal quale non si può mai tornare indietro.
Questo vale anche per Il cattivo tenente, forse il suo miglior film in assoluto, divenuto un celebre cult per la magistrale interpretazione di Harvey Keitel, per l’esplicito contenuto violento e, nondimeno, per molte sequenze ardite a cui gli spettatori di inizio anni Novanta non erano ancora del tutto abituati. La vicenda vede protagonista un tenente della polizia dai metodi ben poco ortodossi – il suo nome curiosamente non viene mai rivelato nel corso del film –, avvitato in una spirale di totale perversione: fa uso di ogni tipo possibile di droga, beve come una spugna e ha continui rapporti sessuali con diverse prostitute; memorabile, a proposito, la sequenza della masturbazione in cui il protagonista obbliga una ragazza senza patente a simulare una fellatio. Ma soprattutto, abusa del suo potere per raggiungere i suoi obiettivi: s’intasca l’incasso rubato da due delinquenti in un negozio, sottrae alla polizia cocaina sequestrata e s’interessa del caso di una suora stuprata solo perché sulla testa degli stupratori c’è una taglia con cui potrebbe pagarsi i debiti delle scommesse sul baseball. Infatti, oltre alla droga, tra i suoi peggiori vizi c’è il gioco d’azzardo al quale, pur di fronte a reiterate perdite, continua a scommettere, convinto che alla fine i Dodgers trionferanno sui Mets. La struttura narrativa de Il cattivo tenente è, perciò, scandita dalle continue partite tra le due squadre, fin dal primo fotogramma del film con le voci degli speaker radiofonici che si sovrappongono ai titoli di testa. Ferrara ambienta la vicenda nei quartieri degradati della metropoli newyorchese, dove regna l’anarchia e il cattivo tenente se ne frega di riportare l’ordine, lasciando impuniti i criminali. Il montaggio è spesso discontinuo, con alcuni inserti extradiegetici a richiamare il montaggio delle attrazioni, anche se viene comunque prediletta la linearità temporale. Tematica fondamentale del film, ma in generale della filmografia di Ferrara, è la religione: il tenente sprofonda gradualmente nella perdizione dalla quale solo il suo convinto cattolicesimo potrà (forse) salvarlo. Infatti, il suo attaccamento finale al caso della suora stuprata – la quale, pur conoscendo l’identità degli aggressori, non intende rivelarla poiché il cattolicesimo contempla il perdono – lo porterà a uno straziante pentimento per la sua miserabile vita e a compiere un ultimo, quanto inutile per se stesso, gesto di solidarietà umana.
Il cattivo tenente [Bad Lieutenant, USA 1992] REGIA Abel Ferrara.
CAST Harvey Keitel, Victor Argo, Paul Calderone, Leonard Thomas, Robin Burrows.
SCENEGGIATURA Zoë Lund, Abel Ferrara. FOTOGRAFIA Ken Kelsch. MUSICHE Joe Delia.
Noir, durata 96 minuti.