SPECIALE CINEMA LOBBISTA
Di sguardi intrappolanti
È quel velato impeto e quella fisicità solo apparentemente celata a fare di Insider un grande film. E l’idea di fisicità l’associamo in particolare allo sguardo di Mann, che si avvicina ai due protagonisti con un’aggressività quasi sommessa: aggressivo perché è come se volesse pedinarli stando loro sempre con il fiato sul collo, sommesso perché non ne intralcia mai moralmente le azioni con un fare che possa apparire anche solo lontanamente giudicatorio.
Distanziare e avvicinare sempre nello stesso istante, ovvero la più grande qualità del cinema di Michael Mann. In questo film poi tutto emerge con ancora più forza; nella vicenda di Jeffrey Wigand, ex-dirigente licenziato da una delle principali multinazionali del tabacco statunitense e di Lowell Bergman, cronista e programmista di un’importante trasmissione d’inchiesta della CBS, questa peculiare caratteristica si fa totalmente simbolica, per riuscire così nel migliore dei modi a descrivere in ogni istante la morsa sempre più stretta attorno alle vite di due “liberi cittadini americani”. Ed è infatti come se il film si rendesse, inquadratura dopo inquadratura, una grande trappola dalla quale è impossibile fuggire: la lobby del tabacco agisce senza mai mostrare le sue vere possibilità o la sua reale influenza (rispettando perciò anche alcune delle peculiarità del cosiddetto “political thriller”), ma si configura come macchina stritolante solo attraverso lo squilibrio delle immagini e il movimento oppressivo delle sue trame. La cosa straordinaria è che è effettivamente il continuo ripetersi degli sguardi dei quali il film è composto a costruire il fitto e ossessivo intreccio del potere che non lascia mai scampo. E Mann ne è naturalmente consapevole: nella scena più catartica Wigand è in una stanza d’albergo e ha delle visioni che si sostituiscono temporaneamente alla realtà, lontano da lui Bergman cerca di raggiungerlo telefonicamente mentre si trova su una spiaggia che sembra preannunciare una tormenta; sono gli unici momenti nei quali i due si liberano dal giogo dello sguardo altrui, dall’asfissiante angoscia di un pedinamento che non permette di raggiungere alcuna via di fuga. Sono soli e cercano di darsi forza, comprendendo proprio in quegli istanti l’importanza decisiva dell’ideologia e dell’empatia. Sembra dirci allora Mann con il suo Insider che alla fine ogni complotto è effimero e irrisoluto ogni volta che prova a costringere degli individui a stravolgere le loro naturali vocazioni, perché dietro la ricerca della verità non c’è sempre la follia – come scriveva Aldous Huxley – ma un enorme bisogno di affermare che la propria volontà sia l’unica cosa che conta per sentirsi ancora vivi.
Insider – Dietro la verità [The Insider, USA 1999] REGIA Michael Mann.
CAST Al Pacino, Russell Crowe, Christopher Plummer, Diane Venora, Philip Baker Hall.
SCENEGGIATURA Michael Mann, Eric Roth. FOTOGRAFIA Dante Spinotti. MUSICHE Pieter Bourke, Lisa Gerrard.
Drammatico/Thriller, durata 157 minuti.