Tenere avventure d’infanzia
Zucchina trascorre un’infanzia triste, accanto a una madre che non lo ama, passando le giornate in un ambiente familiare a dir poco desolante. Eppure a lui non sembra, anzi, coglie tutto il divertimento che può dalle piccole cose quotidiane. Quando all’improvviso si ritrova in un orfanotrofio però dovrà rivedere tutti i suoi equilibri, per imparare a convivere con altri bambini (e adulti) e trovare finalmente un po’ di felicità.
Plastilina e fisicità dai colori sgargianti si mettono all’opera in questo breve film di Claude Barras, per dare vita a un racconto composito, in cui tante storie diverse (ma ugualmente struggenti) si intrecciano tra loro a formare un coro in cui età adulta e infanzia si compensano. Tanto incapaci di andare oltre le oggettive disgrazie dei bimbi si rivelano gli adulti, quanto efficaci nel costruirsi barriere difensive sono i piccoli ospiti dell’orfanotrofio. Andando al di là di un’avventura animata prevedibile e basica nella delineazione dei personaggi, Barras decide di optare per forti opposizioni di colori e per battute irriverenti che, messe in bocca ai bambini, si rivelano in tutta la loro violenza e disumanità. Eppure sta proprio in questi momenti la maggior nota di realismo e crudezza che rende La mia vita da Zucchina incisivo, salvandolo da un patetismo sdolcinato. Presentato alla “Quinzaine des Realisateurs” di Cannes 2016, il film firmato da Barras racconta la storia di un piccolo e moderno Icaro (vero nome del personaggio principale) che con la sua determinazione e con i suoi ideali si afferma come il fulcro narrativo di tutte le vicende che lo circondano, ma che al contempo entra in commistione anche con i caratteri più difficili. Si crea così un intarsio multicolore formato da pezzi difettosi e difettati che sanno trovate nella quotidianità un sapore sempre nuovo e affascinante. Rivisto a distanza di mesi, Ma vie de Courgette – frutto di una vivace coproduzione europea – lascia forse un senso di compassione e tenerezza troppo marcato, che smorza i toni irriverenti che invece conquistano sul primo momento. Sicuramente resta innegabile la quantità di intrecci psicologici e sociali che si intersecano in maniera del tutto verosimile, mostrati con una semplicità e lucidità che farebbero invidia a tratti e saggi specialistici. L’architettura narrativa lineare (che attinge a piene mani dai più classici racconti Disney), nella sua semplicità, esalta questo lato “crudo” della mostrazione della realtà: seppur imbevuto di tenerezza e compassione, il film rende giustizia a tutta una serie di problematiche sociali delicate e complicate, troppo spesso ridotte a mere etichette sterili.
La mia vita da Zucchina [Ma vie de Courgette, Svizzera/Francia 2016] REGIA Claude Barras.
SCENEGGIATURA Céline Sciamma, Germano Zullo, Claude Barras, Morgan Navarro. FOTOGRAFIA David Toutevoix. MUSICHE Sophie Hunger.
Animazione, durata 66 minuti.