34° Torino Film Festival, 18 – 26 novembre 2016, Torino
SPECIALE TFF34
Inquietudini
Tra i film che hanno riscosso maggiori apprezzamenti in questo 34° Torino Film Festival c’è The Wailing del coreano Hong-jin Na, presentato nella sezione After Hours, quella maggiormente dedicata all’evoluzione dei “generi” e quindi anche quella forse più significativa della gestione Martini.
L’horror innestato con elementi del thriller del giovane regista coreano è stato preceduto prima del suo sbarco (e dato il clima monsonico degli ultimi giorni “sbarco” non è un termine casuale) in terra sabauda dalla fama di cult dell’anno. Si può discutere sul fatto che sia davvero l’horror migliore delle ultime annate, ma a parte questo gli apprezzamenti sono meritati, perché The Wailing funziona alla perfezione, inquietando parecchio, non facendo assolutamente pesare la durata extralarge e trovando un ottimo equilibrio tra l’originalità e i riferimenti citati e rielaborati. Nel villaggio montano di Goksung – da cui il titolo originale del film – gli abitanti iniziano con sempre maggiore frequenza a impazzire e a uccidere, vittime di un’epidemia che colpisce sia a livello psicologico che a livello fisico, trasformando gli uomini in simili-zombie; un poliziotto del luogo, la cui la figlia è stata infettata dall’inafferabile malattia, indaga scoprendo che le cause non sono completamente di questo mondo e viene travolto da ambiguità e apparenze, cadendo in un incubo popolato da spiriti e sciamani in cui è quasi impossibile trovare il vero bandolo della matassa. Il regista coreano gioca su due fronti, quello della suggestione horror più pura e quasi affabulatoria e del lavoro sul soprannaturale, e quello della metafora della comunità, della sua disgregazione e delle colpe riemerse dei singoli. È in quest’ultima ottica che vengono così giustificati i frequenti – soprattutto nella seconda parte e nel finale – riferimenti religiosi, così come alcune scelte stilistiche che paiono volere sempre più “soffocare” il villaggio; si vedano per esempio le ricorrenti panoramiche sulle montagne circostanti, sempre più strette, cupe e spaventose man mano che la narrazione avanza. La metafora funziona perché rimane costantemente implicita, filtrata dal lavoro sugli elementi del genere, spesso resi in maniera dichiaratamente eccessiva, ribaditi e allungati, come nel caso di una delle sequenze migliori, quella infinita, affascinante e quasi insostenibile dell’esorcismo, o nelle apparizioni degli spiriti nel finale e nel continuo rilanciare la vicenda appena sembra concludersi. È un film che gioca anche con vari toni orrorifici, da quello suggerito e quasi gotico allo splatter, ed è coraggioso per come sfidi, vincendo, gli eccessi e il rischio del ridicolo. Così The Wailing inquieta e spaventa lo spettatore come raramente accade, funzionando a meraviglia.
The Wailing [Goksung, Corea del Sud 2016] REGIA Na Hong-jin.
CAST Kwak Do-won, Hwang Jung-min, Jun Kunimura, Chun Woo-hee, Kim Hwan-hee.
SCENEGGIATURA Na Hong-jin. FOTOGRAFIA Hong Kyung-pyo. MUSICHE Jang Young-gyu.
Horror, durata 156 minuti.
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