Erotismo patinato
Celebre soprattutto per la “Trilogia della vendetta”, il cineasta sudcoreano Park Chan-wook ha in realtà affrontato anche altre problematiche, quali l’inganno e il voyeurismo, che risultano infatti assolutamente centrali nel suo ultimo lavoro: The Handmaiden, presentato in concorso al 69° Festival di Cannes.
Vagamente ispirata al romanzo inglese Ladra di Sarah Waters, l’opera è ambientata nella Corea degli Anni Trenta e racconta la storia di Fujiwara, un falso conte che vuole sposare la ricca giapponese Hideko con lo scopo di farla credere pazza, rinchiuderla in un manicomio e prendere tutti i suoi beni. Per realizzare il diabolico piano, l’uomo invierà nel palazzo della donna la povera Soo-kee, la quale avrà il compito di servire Hideko e, soprattutto, farla innamorare di Fujiwara. Se nel film il voyeurismo si rivela nei momenti in cui i protagonisti si spiano e nelle sequenze in cui degli eleganti signori ascoltano i racconti erotici letti da Hideko, il tema dell’imbroglio emerge durante l’intera vicenda. Infatti, nell’opera (quasi) tutti i personaggi mentono sulle proprie intenzioni, nascondono o alterano la propria identità, e in qualche modo recitano un ruolo. Azioni e figure che – insieme alle rivelazioni finali e alle già citate “letture pubbliche” – rendono The Handmaiden non solo un lavoro sull’inganno, ma anche sulla narrazione e la messa in scena. Tutte questioni sicuramente palesi ed evidenti, ma mai sviluppate con la giusta forza e l’adeguata profondità, a causa di uno script e di una regia saturi di elementi e indecisi sulla strada da seguire. Infatti, mentre il racconto viene reso lento e prolisso da una quantità eccessiva di dettagli e simbolismi, il lato più morboso del film si perde sia in personaggi e dialoghi poco credibili (e a volte involontariamente comici) sia in scelte formali a tratti contraddittorie. Qui, da un lato, viene adottata un’estetica “pulita” ed elegante, costituita da una fotografia patinata e da sinuosi movimenti di macchina, mentre dall’altro le occasionali scene di sesso e violenza sono mostrate in modo molto crudo ed esplicito. L’unione tra queste due linee formali rende evidente quanto l’autore non sappia scegliere tra uno stile più fine e “convenzionale” e uno più “ruvido” e vitale, rendendo così l’opera tiepida e incoerente, priva tanto di energia quanto di raffinatezza, più adatta a stimoli facili e compiaciuti che ad autentiche riflessioni e provocazioni. Il risultato finale è dunque un polpettone lungo e laccato, incerto e falsamente peccaminoso, il cui sguardo è più vicino a quello “morbosamente” eccitato del pubblico altolocato di Hideko, che a quello straziato e profondo tipico del regista di Old Boy.
The Handmaiden [Agassi, Corea del Sud 2016] REGIA Park Chan-wook.
CAST Ha Jung-woo, Kim Min-hee, Kim Tae-ri, Cho Jin-woong, Kim Hae-sook, Mon So-ri.
SCENEGGIATURA Chung Seo-kyung, Park Chan-wook. FOTOGRAFIA Chung Chung-hoon.
MUSICHE Cho Young-wuk.
Drammatico, durata 144 minuti.
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