SPECIALE TORINO FILM FESTIVAL STORY
Durezza e tenerezza
Nel 2000 il Torino Film Festival venne vinto da un semiesordiente regista statunitense, capace di creare con i suoi primi film promesse solo in parte poi mantenute; stiamo parlando di David Gordon Green, che alzò il premio più importante della kermesse sabauda con George Washington, suo esordio nel lungometraggio.
Il film è ambientato in una comunità periferica e marginale della Carolina del Nord; un sobborgo come molti altri raccontati dal cinema americano dove dominano la stagnazione, la povertà e la mancanza di prospettive, scenograficamente dominato da archeologie urbane e industriali. Al centro della narrazione un gruppo di ragazzini, che un’improvvisa e involontaria tragedia costringerà ad affrontare stati d’animo e drammi più grandi di loro, mettendoli di fronte a responsabilità e scelte “adulte”. Particolarmente colpito dal trauma il protagonista che dà il titolo al film, un ragazzo di colore soprannominato George Washington e convinto di poter e dover essere un eroe. La tematica dell’età adulta che presenta troppo presto il conto e dell’infanzia negata diventerà poi un tema tipico della poetica di Gordon Green, spesso unita alla ricerca di una figura paterna, a partire dal durissimo e a tratti straordinario Undertow (2004, ancora presentato al Torino Film Festival e rimasto inedito nel nostro Paese), incentrato sui tentativi di fuga di un bambino dalle grinfie dello zio violento, fino al recente Joe (2014). Il punto di forza dell’opera è la maniera con cui il regista porta in qualche modo alle estreme conseguenze l’iperrealismo tipico di certo cinema statunitense e di stampo new-hollywoodiano, accentuando le sue componenti più visionarie e stranianti. Lo si vede nelle sequenze, quasi interlocutorie, in cui descrive il paesaggio urbano in modo da farlo apparire come un’entità a sé stante, cogliendone così la sua forza archetipa; oppure quando entra nell’intimo delle interiorità del giovane protagonista e dei suoi amici, intrecettandone così le sfumature più profonde e contrastanti. George Washington è così un film che riesce ad essere allo stesso tempo duro e poetico, naturalista senza sconti e quasi visionario, concreto ed etereo. David Gordon Green confermerà, pure migliorandole, le doti qui dimostrate in Undertow, ma col passare del tempo non riuscirà più a raggiungere davvero i livelli dei suoi primi film, pur realizzando ancora opere discrete e interessanti (da Prince Avalanche a Joe), diventando così una promessa solo parzialmente mantenuta.
George Washington [id., USA 2000] REGIA David Gordon Green.
CAST Donald Holden, Candace Evanofski, Curtis Cotton III, Eddie Rouse, Rachael Handy.
SCENEGGIATURA David Gordon Green. FOTOGRAFIA Tim Orr. MUSICHE Michael Linnen, David Wingo.
Drammatico, durata 89 minuti.