Intervista a Cristiano Rinaldi, ideatore del format
Undressed è un format di successo, ideato da Cristiano Rinaldi, sviluppato con Magnolia e trasmesso dal canale 9 (Discovery Italia). Un format tanto semplice quanto originale, pensato per far incontrare l’anima gemella nel modo più naturale del mondo. Due sconosciuti coabitano, per trenta minuti, in un ambiente molto intimo: un bellissimo lettone. I due si stringono la mano, si spogliano, si mettono comodi e sono liberi di interagire e di vivere una situazione nuova, elettrizzante, spaesante. Lo spettatore osserva il loro comportamento che è guidato da alcune indicazioni (fotografie, messaggi che spingono al dialogo) fornite dal monitor posizionato proprio davanti a loro.
Trascorso il tempo a disposizione, i due devono prendere una decisione. Sì: è scoppiata una scintilla e i riflettori si spengono lasciando i due soli nel letto; no: si rivestono e si salutano. Tutto qui. Semplice, diretto, spontaneo. La terza stagione di Undressed è in onda e, a partire da gennaio, inizierà la quarta. Il dating show originale (una vera rarità nel nostro Paese che sopravvive attraverso format di importazione) è stato già comprato in nove Paesi nel mondo e sta ottenendo successo di pubblico e di critica. È davvero interessante sia dal punto di vista sociologico che da quello dello studio delle nuove frontiere dell’intrattenimento televisivo. Per questi motivi, e mossa da un reale e sano senso di imbarazzo nella visione del format, ho deciso di porre alcune domande al suo ideatore Cristiano Rinaldi, che mi ha risposto con grande generosità.
Da cosa nasce l’idea di Undressed?
Nessuno ha mai raccontato una cosa così semplice. Volevo sviluppare un nuovo format sul dating a partire da un concetto molto semplice: “quando una persona ti piace, pensi che vorresti portartela a letto. E se accadesse davvero?”. Le nuove generazioni sono molto più aperte a relazioni nuove, sono capaci di interagire più velocemente, sono, secondo me, molto più aperte al contatto fisico di quanto non lo siano state le generazioni precedenti. Sono dotate di un senso del romanticismo naturale. Ho proposto quest’idea a Magnolia che ci ha creduto!
Il casting è tutto in un format come questo secondo me. Quali sono le modalità di selezione, come assortite le coppie? Vengono guidati da altro o solo dalle indicazioni che vede lo spettatore sul monitor?
Dopo la prima edizione di Undressed abbiamo ricevuto molte richieste di partecipazione. Abbiamo un grande numero di persone che vogliono partecipare al gioco. Conosciamo i candidati, li ascoltiamo, chiediamo qual è il loro ideale di partner e poi abbiniamo le coppie. Talvolta ci basiamo sulle affinità fra caratteri e personalità, talaltra lavoriamo sul contrasto e facciamo giocare persone molto diverse tra loro per osservarle e vedere che tipo di relazione sono in grado di costruire nei trenta minuti che hanno a disposizione.
L’imbarazzo che provo personalmente guardando le coppie e immaginandomi (anzi non immaginandomi…) di trovarmi al posto di uno dei concorrenti è, a mio avviso, la chiave per catturare l’attenzione dello spettatore. Cosa ne pensi?
L’imbarazzo è un elemento importante in questo format. Guardarsi, piacersi, sentire i rispettivi profumi, abbracciarsi e infine baciarsi – nel momento in cui lo richiede il monitor – senza mai essersi incontrati prima, genera un senso di disagio e allo stesso tempo un’euforia sana, divertente. I due sconosciuti hanno la possibilità di passare del tempo (e loro non lo percepiscono, pensano che siano trascorsi solo alcuni minuti quando gli viene chiesto di esprimere il verdetto) in una bolla romantica, libera. Nella contemporaneità le relazioni fra le persone sono cambiate, molti tabù sono caduti e quell’imbarazzo che ciascuno ovviamente prova nel mettersi a nudo davanti a un estraneo diventa una sensazione giocosa, divertente, costruttiva!