Pallottole su Harlem
Luke Cage è l’ultimo arrivato del sodalizio seriale Marvel-Netflix, che si aggiunge agli altri due supereroi che fanno base a Hell’s Kitchen, Daredevil e Jessica Jones. Proprio quest’ultima, ottima serie introduce Luke Cage (Mike Colter), le cui caratteristiche sono la forza estrema e la pelle-corazza che non può essere scalfita.
Il personaggio di Luke Cage nasce nel 1972, primo supereroe nero ad avere un proprio fumetto, in piena epoca blaxploitation. L’universo Netflix seriale lo attualizza facendo consapevole riferimento alle questioni razziali contemporanee e al movimento Black Lives Matter. Ritroviamo Luke ad Harlem, mentre cerca di tenere un profilo molto basso lavorando come garzone e lavapiatti; naturalmente presto sarà chiamato a prendere posizione e a decidere tra l’indifferenza o l’uso utile dei propri poteri in uno dei quartieri più difficili di New York. I motivi di interesse della serie sono svariati: è la prima serie di supereroi dove la quasi totalità del cast è afro-americana o latina, e la stessa capacità di Luke di far letteralmente rimbalzare i proiettili su se stesso assume un valore politico ben preciso nell’epoca di Ferguson e delle tante vittime nere di poliziotti dal grilletto facile. Purtroppo le ottime premesse non trovano un riscontro altrettanto solido nei risultati. I primi episodi sembrano promettere un equilibrio tra profonde radici nella black culture – dal ruolo delle musiche ai riferimenti storici e culturali – e sviluppo del racconto tipicamente Marvel-Netflix: un cattivo senza scrupoli, il Cornell “Cottonmouth” Stokes dell’ottimo Mahershala Ali; tanta violenza creativa on screen; comprimari che piacciono (Pop, l’onnipresente Claire di Rosario Dawson); un rilevante risvolto sociale nel legame del gangster con la politica Mariah Dillard (Alfre Woodard), che fa leva sui sentimenti di appartenenza al quartiere. Ben presto però il ritmo si fa altalenante, e il fronte dei conflitti schizofrenico: come red herring mal riusciti, gli antagonisti cambiano personalità in base a colpi di scena assurdi eppure prevedibili. Lo stesso peso che Luke/Carl Lucas si porta appresso cambia più volte di segno: in Jessica Jones era la morte della moglie, che qui si lega a un passato in prigione e ad alcuni esperimenti simili a quelli subiti dagli altri personaggi che condividono la stessa timeline (Jessica, Kilgrave), per poi diventare scontro semi-shakespeariano con un padre colpevole e un fratellastro vendicativo, il villain dei fumetti Diamondback. Un frullato che alla fine straborda lasciando irrilevanza narrativa e rilevanza socio-culturale, suggellata da un bel cameo di Method Man del Wu-Tang Clan nel penultimo episodio, Soliloquy of Chaos.
Marvel’s Luke Cage [Id., USA 2016] IDEATORE Cheo Hodari Coker.
CAST Mike Colter, Simone Missick, Rosario Dawson, Mahershala Ali, Alfre Woodard, Erik LaRay Harvey.
Drammatico/Azione, durata 50 minuti (episodio).