Odissea virata in seppia
L’ approdo è la storia di un arrivo ma, prima ancora, è un omaggio alla partenza. Quella di chi si stacca dalle proprie radici e trova il coraggio di spingersi oltre. Come il protagonista che, costretto dalla necessità, lascia i suoi affetti più cari per partire alla volta di un mondo sconosciuto.
Pubblicato per la prima volta nel 2006 e premiato come miglior libro al Festival di Angoulême 2008, il raffinato graphic novel di Shaun Tan viene adesso riproposto da Tunuè. Per realizzarlo, l’artista ha impiegato quattro anni, documentandosi sulle esperienze e i racconti dei migranti, primo tra tutti il proprio padre che lasciò la Malesia per l’Australia. Dimensione simbolica di una partenza verso una meta, priva di precise coordinate geografiche, L’approdo ha il respiro di una storia archetipica, che parla agli adulti come ai bambini, evocando in tinte color seppia il mito dell’Eldorado e il dramma dell’addio. Una narrazione priva di dialoghi, dove il silenzio delle parole lascia spazio ai suoni dell’immaginazione, nutrita a piene mani dalle magnifiche illustrazioni di un mondo altro e imponderabile. L’approdo del protagonista non è scevro da difficoltà: il dolore della perdita e il completo spaesamento incombono come sa fare la solitudine. Ma ogni gesto e ogni incontro, ogni angolo e nuova usanza assumono il respiro di una rivelazione e la sensazione di disorientamento alimenta una curiosità bambina: l’irriducibile meraviglia davanti all’ignoto di una nuova esistenza. Il risultato è un succedersi di tavole che compongono il mosaico di un universo immaginifico, nel quale immergersi e lasciarsi sorprendere. Inquadrature che scandiscono, a suon di dettagli, il ritmo di una diversa quotidianità, intonando una poesia per immagini che spazia dal cinema neorealista all’onirismo di quadri surrealisti. Il tratto soffice della matita, dal morbido chiaroscuro, si fa lattiginoso come in certi ritratti d’epoca, straordinariamente efficace nel restituire gli istanti di una familiarità progressivamente acquisita con le abitudini e gli oggetti del posto. L’accuratezza dei disegni e il trattamento dei colori emulano l’estetica delle foto degli emigrati, accogliendo con disinvoltura invenzioni fantastiche e realismo descrittivo, animali impossibili e scenari filtrati dallo stupore di una coscienza vergine. Si può obiettare che la sublimazione dell’espatrio edulcora gli aspetti più tragici e dolorosi: la violenza e le atrocità che ogni immigrato è costretto a subire o l’ostilità del Paese che l’accoglie. Ma quella di Shaun Tan non vuol essere cronaca, piuttosto una favola che agisce nel profondo, titillando le corde più intime del lettore, trasportando l’esperienza dei migranti in un luogo dell’anima che appartiene a ogni uomo. Qui l’empatia emerge con spontaneità e la comprensione si irradia senza sforzo. Una dimensione del viaggio e del cambiamento che non necessita di didascalie perché ciascuno può trovarla in sé. Ed è in questa comunione emotiva che L’approdo centra il proprio obiettivo, conquistando il lettore in quello stadio sensibile che la ferocia verbale non ha ancora intaccato.
L’approdo [The Arrival, 2006] TESTO e DISEGNI Shaun Tan.
PUBBLICATO DA Tunuè.
Graphic novel, colore, 124 pagine.