Un bambino che cresce
Kubo è un bambino che non sta vivendo la sua infanzia. Niente giornate spensierate per lui, ma ore spese a raccontare storie agli abitanti del villaggio accompagnato dal suo shamisen – uno strumento a corde giapponese –, e altre passate occupandosi della madre che, quasi a scotto dei suoi poteri magici, soffre di disturbi mentali.
Tutto ciò senza menzionare che la famiglia di Kubo lo insegue per fargli del male, suo padre è un’ombra nella sua vita – leggendaria, ma assente e inconsistente – e che per salvarsi il bambino deve partire alla ricerca di un’armatura magica, accompagnato da una dispettosa scimmia di legno animatasi per magia e da un gigantesco scarafaggio, una volta samurai. La casa di produzione Laika, dopo successi come Coraline e ParaNorman, sfida nuovamente tutte le convenzioni legate all’animazione, cioè quelle di proporre un mondo rassicurante, in cui il giovane protagonista non è mai da solo e ogni pericolo è attentamente dosato. Il team con le sue figure di plastilina mette in scena in stop motion un bambino non solo mai stato veramente tale, ma anche costretto a fuggire proprio da quel nucleo familiare che dovrebbe proteggerlo. Tutto ciò mentre un demone lo insegue, giusto per non fargli dimenticare che, anche per i giovanissimi, la vita può essere dura. E nonostante tutto questo, il mondo di Kubo è un universo di colori e di peripezie, un’avventura letteralmente epica che prende spunto dalle leggende giapponesi e ne amplifica la presa su uno spettatore occidentale, che magari ne è digiuno, grazie ad una trama lineare e che sa dove colpire per tenere avvinta l’attenzione, un ensemble di personaggi che si mostrano senza timore in tutto il loro orrore e crudeltà, ma anche nella sofferenza e nella comprensione. Kubo e la spada magica ricorda che l’animazione non è rivolta solo a una fetta ristretta di pubblico, ma che anzi può essere sfruttata per svelare misteri e mostri e che, soprattutto, non deve temere il confronto con temi adulti come la malattia, l’assenza, il dolore. Probabilmente la migliore pellicola di animazione di quest’anno, un film che parla forse di più agli adulti, ma si prefigura come un classico per quelle storie che vengono etichettate come “racconti di formazione”.
Kubo e la spada magica [Kubo and the Two Strings, USA 2016] REGIA Trevis Night.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Art Parkinson, Charlize Theron, George Takei, Matthew McConaughey, Ralph Fiennes, Rooney Mara.
CAST (DOPPIATORI ITALIANI) Giulio Bartolomei, Chiara Colizzi, Neri Marcorè, Marzia Ubaldi.
SCENEGGIATURA Marc Haimes, Chris Butler. FOTOGRAFIA Frank Passingham. MUSICHE Dario Marianelli.
Animazione, durata 101 minuti.