“I know people, we love humiliation”
Uno schermo nero e un uomo davanti ad esso. Una serie che mette alle corde, che distrugge psicologicamente, che non lascia in pace neppure per un’istante.
Sono favole nere quelle di Black Mirror, uno degli show più ansiogeni e spaventosi degli ultimi anni, che tira fuori dai nostri cervelli ciò che prima nascondevamo e lo butta nei dispositivi, fuori da noi, dando corpo all’odio e alla rabbia. Questo mostra il 3° capitolo della serie antologica – la prima targata Netflix -, firmata ancora da Charlie Brooker, composta da 6 episodi
, tutti diversi per genere e stile. Qui, a differenza delle precedenti stagioni, il “mistero” viene svelato a poco a poco e nelle maglie della narrazione si insinua la suspense che rende ancora più malvagio questo gioco perverso di cui siamo partecipi. Ciò che le accomuna è l’analisi del rapporto tra uomo e tecnologia, analisi che si espande diventando narrazione sociologica di quella “guerra civile” di cui siamo militi. Siamo imprigionati in un mondo regolato da voti che classificano (Nosedive) – tanto più si è reali/felici quanto più si è amati – , in cui un Big Brother bastardo insegue ciascuno nella soddisfazione dei più schifosi istinti per poi vomitarli nel resto del mondo (Shut up and Dance). Pedine di un meccanismo bacato siamo buttati in una realtà parallela dove i videogiochi materializzano le nostre paure (Playtest) tanto reali da farci impazzire, in un mondo in cui esiste un altrove, popolato da giovani e belli in contrapposizione a noi, vecchi, ammalati, derisi e umiliati (San Junipero). Con maschere scelte da altri che ci controllano e guidano nello sguardo, siamo al fronte e il nemico non è quello con la “giubba” diversa, ma è dentro la nostra testa (Men Against Fire). Il campo di battaglia è il nostro stesso corpo, protesi di un mondo social, di cui siamo ostaggi e vittime, ma anche la nostra testa in cui penetrano api tecnologiche che hanno un solo scopo: distruggere (Hated in the Nation). Brooker scrive un romanzo distopico che prende le mosse dai libri di fantascienza più crudeli e malvagi e li ripropone in chiave contemporanea, addirittura postmoderna. È un futuro che sta dietro l’angolo e che fagocita l’umanità tutta, orrendamente disumana e subumana. Il sociomane impenitente che siamo e potremmo essere è una creatura deforme, nemica di ogni altro essere umano, bugiarda, crudele. Black Mirror è deriva dell’uomo moderno: animale social ma non sociale, solo e disperato, hater sfrenato, folle, pronto a umiliare e uccidere. Siamo noi il soldato che scopre la sua Matrix, un Neo ancor più libero proprio quando è in prigione. La serie, specchio nero, quantomai veritiera di ciò che potremmo diventare, è uno splendido canto di morte, con qualche nota di libertà, d’amore e di “rivoluzione” intonato da quel Titano che l’uomo crede di essere.
Black Mirror [id., USA 2016] IDEATORE Charlie Brooker.
CAST Bryce Dallas Howard, Alice Eve, James Norton, Cherry Jones, Wyatt Russell, Alex Lawther, Jerome Flynn, Gugu Mbatha-Raw.
Drammatico, durata 60 minuti (episodio), stagioni 3.
