SPECIALE HARDCORE ANIMATION
Il cane che abbaia ai treni
Tredici anni fa, al momento della sua uscita, l’esordio nel lungometraggio di Sylvain Chomet – il quale già aveva dimostrato di saperci fare con il corto La vieille dame et les pigeons (1998) – fu fin da subito considerato abbastanza all’unanimità come uno dei più importanti film della stagione e come probabile pietra miliare nella storia del cinema d’animazione.
Chi aveva azzardato la seconda ipotesi ha visto lungo, anche se il vero capolavoro dell’autore francese sarà 7 anni dopo il formidabile L’illusionista. Appuntamento a Belleville è infatti un’opera importante per più motivi. Non solo perché è un film per il quale l’aggettivo poetico non è, come talvolta capita quando lo si usa per definire un film, abusato o gratuito; poesia, che qui si vuole intendere come immediata espressione di un fuoco emotivo interiore, si esprime sia nei momenti più teneri e malinconici che in quelli più divertenti e paradossali e che molto deve al particolare tratto grafico scelto; uno stile d’animazione dichiaratamente tradizionale e “vintage” che si alterna a sequenze in cui si ricorre più dichiaratamente alla computer grafica – non mancano anche veloci inserti di live action – e che si ispira, a metà strada tra la caricatura e l’omaggio, all’iconografia che tradizionalmente viene associata alla vecchia Francia prima e agli Stati Uniti per come sono stati rappresentati dal cinema classico nella seconda parte. Tutto all’insegna dell’horror vacui che riempie fin nei loro angoli più nascosti le inquadrature di dettagli gustosi, particolari divertenti e riferimenti che vale la pena cogliere. Se l’originale tratto grafico è importante affinché il film crei un universo cinematografico immediatamente riconoscibile e con regole proprie, cioè uno degli obiettivi principali dell’animazione, altrettanto fondamentale da questo punto di vista è la scelta di limitare al massimo i dialoghi e di far esprimere le psicologie dei personaggi da versi, movimenti del volto, pantomine e rumori. Appuntamento a Belleville è del resto un film che ragiona sul contrasto tra passato e presente, nostalgia e modernità, e che vuole rappresentare il tempo che scorre e gli effetti della nostalgia; si vedano da questo punto di vista le “caricature” dei nuovi mezzi di trasporto e delle tecnologie. Ed è in questo senso che il tratto grafico e i riferimenti che caratterizzano tutta la narrazione (a partire dal nume tutelare di Chomet, Jacques Tati, che aleggia per tutti i 78 minuti, arrivando alla tradizione dei primi corti della Disney e soprattutto della Warner citati nel prologo) acquistano un senso che va oltre l’omaggio calligrafico e fine a se stesso.
Appuntamento a Belleville [Les triplettes de Belleville, Francia/Canada/Belgio 2003] REGIA Sylvain Chomet.
SCENEGGIATURA Sylvain Chomet. MONTAGGIO Dominique Brune, Chantal Colibert Brunner, Dominique Lefever. MUSICHE Benoît Charest.
Animazione, durata 78 minuti.