SPECIALE KEN LOACH
Narratore e cantore
Quello di Ken Loach è un cinema diretto e lineare, in qualche modo “semplice”, nel quale la narrazione di una storia, lo sviluppo di determinate problematiche e il coinvolgimento emotivo dello spettatore risultano assai più importanti della sperimentazione linguistica ed estetica. Un modo di girare poco innovativo, ma spesso efficace, che ha visto in Piovono pietre (Grand Prix al festival di Cannes del 1993) uno dei suoi risultati migliori.
L’opera racconta la vicenda di Bob, proletario di Manchester che desidera fortemente comprare il vestito della prima comunione alla figlia Coleen. Essendo attualmente disoccupato, l’uomo non ha abbastanza soldi per acquistare l’abito, ma farà comunque di tutto per raggiungere il proprio scopo, anche cacciarsi nei guai. Come spesso accade nei lavori dell’autore inglese, anche in questa pellicola lo stile di regia risulta classico e totalmente funzionale alla narrazione e alle tematiche affrontate, che qui vengono espresse e sviluppate in maniera particolarmente acuta e profonda. In tal caso, però, non è tanto il “messaggio” sociale del film a essere interessante, quanto le sue domande più etiche e universali. Infatti, se la denuncia di un sistema socioeconomico che non lascia alcuna prospettiva al proletariato viene esplicata con dialoghi troppo didascalici, il quesito di fondo su ciò che è lecito commettere per sopravvivere e sulle conseguenze morali delle proprie azioni viene trattato in modo sottile e aperto, soprattutto nel finale teso e complessivamente ambiguo. Il tutto reso con una messa in scena semplice e scorrevole, che riesce a coinvolgere il pubblico anche emotivamente, non solo grazie alla fluidità con cui il cineasta alterna diversi registri narrativi (amaro, comico, fortemente drammatico), ma anche per l’abilità con cui Loach e lo sceneggiatore Jim Allen creano sorprese e momenti di suspense dosando con arguzia le informazioni da dare allo spettatore. Ma la presa emotiva dell’opera non sarebbe stata ugualmente intensa se l’autore non avesse provato empatia per i suoi personaggi, i quali vengono amati e capiti, anche nei loro difetti, anche quando compiono errori gravi e irreparabili. Qui il protagonista sbaglia, cade e a volte commette illeciti, ma il regista lo vede in primis come un uomo che cerca con ammirevole caparbietà e forza vitale di resistere in un sistema ingiusto del quale è vittima. E se lo stile dei suoi lavori rende Loach un abile narratore, il suo sguardo sul mondo e sull’essere umano ne fa un cantore lucido, sincero e appassionato della classe operaia. Ed è forse proprio per tale caratteristica, oltre e più che per le singole qualità artistiche dei suoi film, che il cineasta britannico viene tanto amato e premiato.
Piovono pietre [Raining Stones, Gran Bretagna 1993] REGIA Ken Loach.
CAST Bruce Jones, Julie Brown, Gemma Phoenix, Ricky Tomlinson, Tom Hickley.
SCENEGGIATURA Jim Allen. FOTOGRAFIA Barry Ackroyd. MUSICHE Stewart Copeland.
Drammatico, durata 87 minuti.