SPECIALE KEN LOACH
Se non sei arrabbiato che persona sei?
Sono parole d’amore scritte in un campo di battaglia. Un corpo a corpo a passo di danza sincero e spassionato. Una rabbia incolmabile che esplode all’improvviso. I film di Ken Loach sono questo e molto altro: “Se non sei arrabbiato che razza di persona sei?” ha detto il regista riguardo alla sua poetica, intervistato sul suo ultimo film Io, Daniel Blake.
Il cinema che lui produce è guerriero, deluso e infuriato, è livido come le urla umanissime dei rivoluzionari, è forte come i pugni chiusi che si alzano verso il cielo, terso e meraviglioso; è doloroso, ma mai lacrimevole, come le tragedie delle piccole terre alla ricerca di una grande libertà. La canzone di Carla mostra e denuncia una storia ai più sconosciuta, quella della guerra dei contras contro il governo sandinista del Nicaragua e le efferatezza compiute dalla CIA. Per fare ciò guarda il “paesaggio” prima da lontano (una Glasgow uggiosa, triste e terribile) attraverso la storia commovente di Carla, conosciuta da George, un autista di autobus, e poi da vicino in Nicaragua facendoci partecipare al dramma di quel popolo che non abbassa la testa ma lotta. La canzone di Carla è un dramma in due atti: nel primo lo spettatore vive le atmosfere della città scozzese, nel secondo invece si trova in uno degli inferni terreni che Loach ama raccontare. A tenere insieme due luoghi così lontani del mondo e due dimensioni storiche diverse (passato e presente), c’è il rapporto tra George e Carla, l’autista “pazzo” e la “ballerina matta”. Con ancora addosso le torture e le cicatrici della guerriglia, ricordi costanti di ciò che hanno subito lei e il compagno, grande amore della sua vita, la ragazza si mostra a George eliminando a poco a poco schermi e ritrosie, presentandosi per quello che è. I tentativi di suicidio, l’incapacità di elaborare il vissuto la portano ad essere un animale in gabbia, insofferente, che trova calore e ristoro tra le braccia di chi farebbe qualunque cosa per lenire le sue ferite (accompagnarla in un viaggio alla cieca, riportandola dove avrebbe ritrovato Antonio e tutto ciò che era stata). L’uomo perde la testa per quella passeggera senza biglietto con un fascino dolente; per lei manda a monte tutta la sua vita (lascia la fidanzata, perde il lavoro) per partire alla volta del Nicaragua di cui non sa niente. Quella terra di rivolta e sangue che sorprende il giovane gli si apre davanti in tutta la sua brutalità facendo diventare il film un piccolo documentario di guerra, cronaca scarna e lucida di ogni sorta di atrocità e delirio umano, che fa da spartiacque tra la normalità e lo straordinario. La canzone di Carla non ha paura di mostrare e raccontare e il regista segue e insegue i suo personaggi accarezzandoli sia nella guerriglia come nell’amore, indagandone le più impercettibili emozioni.
La canzone di Carla [Carla’s Song, Gran Bretagna/Spagna 1996] REGIA Ken Loach.
CAST Robert Carlyle, Oyanka Cabezas, Scott Glenn, Salvador Espinoza, Louise Goodall.
SCENEGGIATURA Paul Laverty. FOTOGRAFIA Barry Ackroyd. MUSICHE George Fenton.
Drammatico, durata 127 minuti.