2° Presente Italiano – Il cinema che non ti aspetti, 8 – 16 ottobre 2016, Pistoia
Un corpo a fuoco
Il fuoco, quello di una fornace, brucia senza sosta anche quando è spento. Un corpo, quello di Bruno, è sferzato dentro e fuori da un intruso difficile da gestire. La malattia, tanto interiore (il tumore), quanto esteriore (le terribili ferite che si porta addosso da una vita), mette in ginocchio il giovane uomo annodandolo e sciogliendolo durante contrazioni dolorosissime.
Intorno a queste linee guida si sviluppa e si costruisce Senza lasciare traccia, un noir teso e bruciante, il primo lungometraggio di Gianclaudio Cappai (già autore dei corti Purché lo senta sepolto, So che c’è un uomo), scritto insieme a Lea Tafuri, vincitore del Premio Miglior Opera Prima a Presente Italiano. Bruno custodisce un dramma antico che lo ha diviso e plasmato in una costante alternanza tra passato e presente di cui porta i segni sul corpo, tela su cui l’uomo e il male dipingono con sciagurate pennellate un quadro così “meraviglioso” quanto crudele. Allo stesso modo in cui la compagna, nel suo lavoro di restauratrice, fa riemergere Il mito di Deucalione e Pirra, ugualmente Cappai tira fuori attraverso tagli (del corpo e della memoria) e bruciature il doloroso passato del protagonista, superstite anch’egli di un proprio diluvio universale, perfettamente incarnato da un Michele Riondino che lavora con ogni brandello di carne. Senza lasciare traccia è un’opera silenziosa e lenta che segue i passi disperati e rabbiosi di Bruno alla ricerca tra conati e spasmi, non tanto delle motivazioni di quelle ferite, ma della vendetta. Il regista ci mostra per pochi istanti quel bambino, ora uomo, ancora intrappolato nella fornace da un Efesto, cresciuto “come un intruso (dentro di lui, che gli ha infilato) […] una mano nel petto (strappandogli) gli organi”. La forza di quest’opera prima è sicuramente la potenza dell’immagine che mostra la calma del paesaggio rurale, fatto di distruzione e solitudine, in contrapposizione all’inferno che sta dietro, che si concentra totalmente sulla carne, luogo narrativo, centro di tutto, rappresentazione di un patimento impossibile da cancellare. Contraltare di questa potente e coraggiosa concrezione di sofferenza e livore è la fornace – che apre e chiude il film –, altro capo di questo teatro tragico, luogo in cui ribolle, implode ed esplode la favola nera. Cappai attraverso gli occhi, le mani, le membra del suo uomo, la cui disperazione ci riporta al coagulo coloristico di Masaccio, chiude un cerchio bruciante e catartico in cui il piccolo Bruno raccoglie tutto ciò che gli è stato strappato nel suo lungo calvario e se ne libera. Senza lasciare traccia è un film personale, indipendente, senza paure che ci abbraccia per chetare i nostri timori, facendoci vivere e sopravvivere allo strazio dell’esistere.
Senza lasciare traccia [Italia 2016] REGIA Gianclaudio Cappai.
CAST Michele Riondino, Valentina Cervi, Elena Radonicich, Giordano De Plano, Fabrizio Ferracane.
SCENEGGIATURA Gianclaudio Cappai, Lea Tafuri. FOTOGRAFIA Fabio Paolucci. MUSICHE Teho Teardo.
Drammatico, durata 91 minuti.