Gli incubi e la maturità dei trent’anni
Guardando agli anni appena passati Dylan Dog sembra aver attraversato quella maturazione che accompagna gli individui intorno ai trent’anni. Ad un anno dal rinnovamento grafico, narrativo ed editoriale, con questo sfavillante Mater Dolorosa abbiamo la nuova pietra di paragone per gli albi degli anni a venire.
Seguito ideale dell’albo 280, il “classico istantaneo” Mater Morbi, Roberto Recchioni, ideatore e sceneggiatore, è andato ancora più a fondo nelle origini esistenziali del personaggio, ricostruendo (o svelando?) le cause di alcuni tratti fondamentali del personaggio: la curiosità-conoscenza che rende superabili la paura ed il dolore, le ambizioni alchemiche del padre, la filiazione paranormale, l’accettazione responsabile del suo ruolo di risolutore di casi che vanno oltre la ragione. Siamo chiari, tutto ciò non appare direttamente in questo albo e nessuna soluzione è data definitivamente, ma ciascuno dei motivi enigmatici che rivestono l’indagatore dell’incubo sono ora rivitalizzati, vanno più a fondo, acquistano nuove sfumature e aprono nuove strade. Ciò si inserisce con forza nel nuovo corso dato alla serie, che punta ad una narrazione più stretta, concisa e conseguenziale. C’è dunque da aspettarsi innanzitutto un seguito – l’albo si conclude con un esplicito “Fine dell’episodio?” – ma anche una ripresa più vigorosa, negli albi successivi, dei motivi qui esposti. Se l’albo però trasuda potenza narrativa e densità psicologica una grossa parte del merito va a Gigi Cavenago, tra i migliori disegnatori italiani degli ultimi anni, che con un tratto che cerca forza nel disequilibrio e precisione nella somma dei molteplici dettagli, sembra mettere in forma i vitali contrasti del personaggio. La ricerca della razionalità nel caos è filo conduttore del suo stile e nello specifico del soggetto di Mater Dolorosa: la sua tavolozza sembra infinita ed ogni pagina brilla di accostamenti inediti e tonalità inaspettate, tanto da risultare in quella che sembra una psichedelica teoria dei colori. Dylan Dog oppresso da un inspiegato malessere è quasi fermo a letto, incapacitato a muoversi, ad agire, finanche a ragionare: è lì dove «non c’è niente che possa distrarti da te stesso» ed è proprio lì che gli spettri del passato riemergono e la ricerca di un luogo di serenità diventa un tuffo nel vuoto. La sua è un’immagine totale, è l’umanità messa di fronte a sé stessa, al proprio corpo che in ogni scricchiolio mostra di cedere al passo del tempo e all’incedere della morte, e la Mater dolorosa che lo accoglie nel proprio abbraccio non è altro che un’altra faccia complementare della madre dell’illusione, Morgana. Quale figlio potrà rinascere ora che Dylan Dog ha scelto di stare al timone di sé stesso nonostante il dolore e la coscienza dell’illusione?
Dylan Dog n. 361 – Mater Dolorosa [Italia 2016]
TESTO Roberto Recchioni. DISEGNI Gigi Cavenago.
EDITORE Sergio Bonelli Editore.
Fumetto horror, colori, 98 pagine.