SPECIALE VENEZIA 73
Personaggi a caccia di autore
Daniel Mantovani è uno scrittore irriverente. Nonostante sia il primo argentino a vincere il Nobel per la Letteratura, non rinuncia alla sua sagacia nemmeno durante la premiazione, davanti ai sovrani svedesi. Giorni dopo, assieme alla segretaria passa in rassegna gli impegni e gli inviti provenienti da ogni parte del mondo, rifiutandoli uno dopo l’altro. Solo una lettera stuzzica la sua immaginazione: proviene da Salas, il paese in cui è nato e cresciuto. Il sindaco lo vuole fare cittadino illustre.
Quando leggerete questo articolo El ciudadano ilustre potrebbe aver già vinto qualche premio a Venezia 73. Miglior film, Gran Premio della Giuria o Coppa Volpi alla Miglior Interpretazione Maschile: uno vale l’altro. Perché il film che Mariano Cohn e Gastón Duprat hanno portato al Lido, senza essere particolarmente preparati al tipo di ambiente che avrebbero incontrato, è invece perfettamente in linea con i gusti di una Mostra in cui lo scettro del giudizio si sta spostando sempre più nelle mani del pubblico. Con sempre più proiezioni a pagamento, una critica che ha riscoperto il gusto per il Pop e il cubone rosso della Sala Giardino che tappa (e probabilmente tapperà per molti anni) il buco del nuovo Palazzo del Cinema, film come El ciudadano ilustre o Il clan di Pablo Trapero vengono assurti a capolavori senza possibilità di appello. Colpa (o merito) di una storia furbetta, che punta tutto sul grottesco e sul ribaltamento di prospettive, non lasciando mai spazio all’empatia ma solo alla costruzione matematica e autoreferenziale di un racconto nel racconto. Nel momento in cui lascia la villa ultramoderna per raggiungere la povera Salas, Mantovani abbandona la vita reale ed entra totalmente nella finzione dei suoi romanzi. Quest’ultimi, però, sono pieni di riferimenti nascosti, e non proprio gentili, alla vita e ai personaggi del paese. Quando l’operazione di smascheramento inizia, ovvero quando i protagonisti reali di quelle storie si accorgono di essere solo degli strumenti nelle mani di un demiurgo altezzoso, il cammino per le strade della cittadina si trasforma in un rapido scivolamento dentro la follia della creazione. L’interesse per il film argentino, e per il suo protagonista bartonfinkiano si ferma al Checkpoint Charlie del grande cinema di genere e fa retromarcia di fronte allo sguardo malizioso che il protagonista rivolge alla macchina da presa nella sequenza finale. Quegli occhi, che ritroviamo anche nella locandina, stanno dicendo: “Lo so che mi amerete”. E invece no.
El ciudadano ilustre [id., Argentina/Spagna 2016] REGIA Gastón Duprat, Mariano Cohn.
CAST Oscar Martínez, Dady Brieva, Andrea Frigerio, Nora Navas.
SCENEGGIATURA Andrés Duprat. FOTOGRAFIA Mariano Cohn. MUSICHE Toni M. Mir.
Commedia, durata 118 minuti.