Cul-de-sac morale
Un sasso che frantuma una finestra di casa e l’aggressione della figlia proprio davanti alla scuola: due eventi che spezzano l’esistenza medio borghese di Romeo, medico di mezz’età di una cittadina della Transilvania. Esistenza media fino a un certo punto, visto che l’uomo vive ormai da separato in casa, nasconde (senza molto impegno) un’amante e gestisce il rapporto con Eliza, la figlia, ormai emotivamente distante nonostante l’impegno del padre, a tratti soffocante.
Un padre, una figlia inizia così, con due misteri, due eventi che incrinano quella routinaria esistenza che ormai ha deragliato dai binari della felicità all’interno del nucleo familiare. Proprio come Oltre le colline, Cristian Mungiu affronta l’evento catalizzatore proprio sul finire: il nodo tra questi due accadimenti viene riconosciuto in conclusione. Il fattaccio occorso alla figlia, più che fulcro diviene causa della sua apprensione: la possibilità che la ragazza perda gli esami di maturità e di conseguenza una borsa di studio per Cambridge, sono qualcosa di intollerabile per Romeo. Un padre, una figlia è la storia di un uomo che sbaglia sapendo di sbagliare, ma non ha altro modo per combattere l’ingiustizia. Se lo Stato non protegge i suoi cittadini nemmeno in pieno giorno davanti la scuola, perché lui non dovrebbe ricorrere a scorciatoie per assicurare il futuro ai propri cari? È un discorso morale in cui le intenzioni rendono ambigua la visione delle cose, giuste o sbagliate che siano; in questo la pellicola di Mungiu si avvicina, più di quanto non lo faccia stilisticamente, al thriller. L’opera di Mungiu racchiude un campionario di figure del potere di una piccola realtà provinciale (il medico, il capo poliziotto, il preside della scuola, un funzionario comunale) tutti legati a un imbroglio tramite una serie di favori, e questo perché consapevoli che le cose non potranno mai cambiare: ci hanno già sperato in passato, ma anche quel tempo ormai è passato. È giusto che i giovani se ne vadano e si realizzino all’estero, abbandonando una nave che sta affondando nella sua corruzione. Come un cane che si morde la coda, Romeo rappresenta colui che per cambiare le cose altro non fa che alimentarle, in un circolo vizioso morale cui però è difficile trovare colpe, perché oltre l’amore alla figlia ciò che si realizza è l’impossibilità di trovare una giustizia agli eventi. In sintesi, un cul-de-sac sociale. Mungiu (vincitore del Premio alla Regia a Cannes 2016 con l’appoggio alla produzione dei Dardenne) realizza una pellicola che vive addosso al suo protagonista, in una sospensione di giudizio cristallina; ma allo stesso tempo Un padre, una figlia è un film, a differenza dei precedenti, che prende una posizione meno sottintesa sulla Romania odierna, meno interpretativa e più sottolineata, rappresentando però armi a doppio taglio.
Un padre, una figlia [Bacalaureat, Romania 2016] REGIA Cristian Mungiu.
CAST Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus, Lia Bugnar, Vlad Ivanov.
SCENEGGIATURA Cristian Mungiu. FOTOGRAFIA Tudor Vladimir Panduru.
Drammatico, durata 128 minuti.
Pingback: La Top Ten Mediacritica 2016 - Mediacritica – Un progetto di critica cinematografica