Totem e tabù
Diciassettesimo secolo, New England. William, per non aver rispettato le leggi della comunità, viene allontanato assieme alla sua famiglia da una colonia puritana. Sua moglie Katherine è incinta e durante l’esilio dà alla luce il loro quinto figlio, Samuel, che scomparirà nel nulla, rapito da una misteriosa entità.
La più grande qualità di The Witch è senza ombra di dubbio quella di sapersi mostrare come se fosse un grande racconto popolare. Il suo secondo pregio è invece quello di non voler concretizzare del tutto la forza di una rappresentazione dell’ambiguo che poteva dare più slancio a quello stesso racconto rischiando però di farlo addentrare anche in un pericoloso vicolo cieco. Ciò che subito appare molto interessante è infatti come Eggers riesca a costruire una narrazione che rispetti i canoni della leggenda mistica, con elementi simbolici e una struttura dal grande impatto metaforico. Tuttavia è l’apparato stilistico che ha effettivamente una marcia in più: naturalismo da cinema contemplativo, squarci da videoclip d’autore (pensiamo alla sequenza nella quale viene per la prima volta mostrata quella che dovrebbe essere la strega) e una fotografia che ci verrebbe da definire impressionista (per come riesce a farci comprendere la percezione sensoriale dei vari protagonisti) fanno tutto il lavoro più sporco. Ma dove sta dunque il fulcro espressivo dell’impianto visivo eretto dal regista americano? Quali sono gli argomenti che riesce a far emergere con più forza? Se si scava, e nemmeno troppo a fondo, le immagini di The Witch ci dicono che il discorso ruota chiaramente attorno a tre elementi freudianamente fondamentali: il senso di colpa, i totem e i tabù. Due temi portanti sono infatti quello dell’orrore per l’incesto e quello dell’animismo e della magia. Ed è facile giocarli all’interno di un nucleo familiare – potrebbe sostenere qualcuno – ma non così facile sfumarli rendendoli allo stesso tempo chiari e sfuggenti. Le domande essenziali che dobbiamo farci per comprendere il “senso” del film, alla fine restano comunque due: stiamo assistendo alla proiezione della vita mentale di uno dei protagonisti oppure alla creazione di un mondo allegorico che funziona perché vuole dirci qualcosa di più riguardo a miti e leggende di uno specifico contesto socio-culturale? Stiamo parlando di un Reale che vuole mostrarci il potere distruttivo di una nevrosi in un contesto di isolamento o stiamo assistendo alla messa in scena di una grande folktale che vuole immagazzinarne tante altre? Insomma, tabù o totem? Non è facile risolvere il quesito. Ma è proprio lì, nella meraviglia che ci suscita il tentativo di trovare la risposta, che è racchiuso tutto l’incanto e il fascino di questo immaginifico e oscuro film.
The Witch [id., Canada 2015] REGIA Robert Eggers.
CAST Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie, Harvey Scrimshaw, Lucas Dawson.
SCENEGGIATURA Robert Eggers. FOTOGRAFIA Jarin Blaschke. MUSICHE Mark Korven.
Horror, durata 90 minuti.