35. Premio “Sergio Amidei”, 14-20 luglio 2016, Gorizia
Cronache romane
Il percorso registico di Claudio Caligari, da Amore tossico a Non essere cattivo, è il racconto rigoroso di uno stato permanente di (tossico)dipendenza, a partire da un’estetica della borgata affogata in un’overdose che non lascia scampo, saettante tra i generi in virtù di una scrittura schizofrenica. Circolo vizioso, nel caso in questione, alimentato a corrente alterna da derive scorsesiane e influenze da Jean-Pierre Melville, giocato sul terreno impervio del cinema etnografico tra melodramma e poliziottesco.
Roma, novembre 1979. Remo Guerra (Valerio Mastandrea), posto fisso nella squadra mobile di Torino e rapinatore seriale nelle scure notti capitoline, conduce una guerra privata contro i poteri forti di Roma, servendosi di complici per estorcere denaro alla ricca borghesia. Non c’è alcun dio a guidare le turpi azioni del trio (c’è anche Maurizio, interpretato da Marco Giallini) che vuole a tutti i costi rovesciare l’ordine sociale rendendosi promotore di una ribellione crepitante a colpi di semiautomatica e stati d’assedio. La causa primaria che spinge gli errantes di Claudio Caligari ad erompere con forza tragica dal cumulo di macerie e degrado in cui sono confinati è la miseria, capace di accendere ogni ingegno in una notte intossicata da deputati corrotti e cattolici da operetta. Abitanti dei bassifondi di Roma, (ri)masticati dalla stessa borgata cui appartengono e da cui sono stati plasmati, gli anti-eroi costruiscono e con la stessa velocità abbattono castelli di sogni, illusioni e speranze, le cui fondamenta sono perlopiù rimpianti per le occasioni perdute. Vinti per vocazione e avvelenati da dipendenza cronica inestinguibile, hanno sempre voglia di perdere morendo un po’. L’odore della notte racconta la lotta di classe con la forza di un’indagine reale e al contempo romanzesca, storie della wilderness nostrana fatta di amori tossici, rapine a mano armata e cattivi mai davvero tali – sono i “ragazzi di vita” pasoliniani trattati come “reagente” alla crisi di valori dell’epoca. In quanto lucido resoconto sulla dialettica potere-corruzione, L’odore della notte è uno dei film più politici di Caligari, smorzato nei toni cupi dagli inserti di brani nazional-popolari – da Rino Gaetano a Little Tony nella parte di sé stesso – e dalla musica calda di Pivio e Aldo De Scalzi. La poetica caligariana intrisa di violenza “lirica” è votata al martirio sociale nella misura in cui manda i suoi figli “ai resti”, facendo giocare loro il tutto per tutto come in una lunga, interminabile partita di poker tra outsider senza controllo affamati di vita.
L’odore della notte [Italia 1998] REGIA Claudio Caligari.
CAST Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Giorgio Tirabassi, Emanuel Bevilacqua.
SCENEGGIATURA Claudio Caligari. FOTOGRAFIA Maurizio Calvesi. MUSICHE Pivio & Aldo De Scalzi.
Drammatico, durata 98 minuti.
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