Les jeux sont faits. Domenica 10 luglio il nuovo titolo europeo sarà assegnato ai bleus di Pogba e Griezmann, o agli altri “galletti”, i portoghesi di CR7. La finale allo Stade de France di Saint-Denis è la sintesi adatta per un torneo in cui le meteore hanno figurato meglio delle grandi squadre, una contraddizione che solitamente distingue gli Europei dai Mondiali, dove i pronostici dell’inizio vengono spesso confermati.
Non è un caso, quindi, che molte grandi stelle siano state offuscate da chi sta ai margini dello show, non solo da giocatori semisconosciuti di qualche squadra “materasso”, ma soprattutto dal pubblico. Il tifo è stato il vero protagonista, nel bene e nel male, di France 2016, un’edizione estremamente “popolare”, la prima “allargata” in un’Europa che scricchiola tra crisi economica, Brexit e terrorismo. Ecco quindi che anche l’analisi del contesto storico e della dimensione sociale dell’evento sportivo ha conquistato uno spazio non trascurabile all’interno dei palinsesti di Sky e Rai. Sky ha messo in piedi, come al solito, un’imponente macchina da guerra creata ad hoc per i veri appassionati del pallone: 51 partite, di cui 24 in esclusiva, con tanto di Super HD per una migliore qualità di visione, Sky Bateau in diretta da sotto la Torre Eiffel, fino alla “notte bianca del calcio” tra sabato 18 e domenica 19 giugno, una diretta non stop di cinque partite, Copa America compresa. Proprio l’accoppiata dei due tornei continentali ha garantito un’indigestione calcistica per il pubblico maschile, ben rappresentato dalle scelte dell’emittente: copertura totale dell’evento, competenza degli inviati e degli ospiti in studio (tra cui numerosi ex calciatori), rilevanza di statistiche e analisi tecniche, il tutto impreziosito dalle due matrone Sky, Ilaria d’Amico e Diletta Leotta.
All’impostazione più seria dei canali Sky, con qualche alleggerimento garantito da classifiche, quiz ed escursioni nel web, ha fatto da contraltare il tono amichevole e confidenziale di una Rai “femmina” che ha, inevitabilmente, pescato anche tra il pubblico degli occasionali. Sull’onda dello speciale di successo Maxinho do Brazil, condotto per i Mondiali 2014 da Max Giusti, Rai ha cercato di vestirsi casual con Il caffè degli Europei delle 13.30, e di offrire con Il Grande Match di Fabio Insinna un mix di ironia e guasconeria con cui alleggerire il racconto sportivo e diluire il politically correct, senza tuttavia convincere a pieno. Come se la “spassosità” dovesse essere esibita a ogni costo, quel voler essere scherzosi è apparso alcune volte forzato, sfociando nell’ostentazione del sembrare divertiti invece che essere davvero divertenti. Più riuscito invece è proprio il racconto delle vicende extrasportive, come nei Giorni di Parigi sui Rai 3, galleria di immagini presenti e passate che hanno espresso la parte più umana e il lato sociale dell’evento. Una dimostrazione che la Rai riesce a ottenere i risultati migliori con lo stile e la misura.