Winter is here
Tutto è possibile in Game of Thrones e nessuno è al sicuro. Questo è il punto di forza di una delle serie più amate del panorama seriale contemporaneo. E nella 6a stagione il gioco dei troni è ancora più imprevedibile, tenendo presente che David Benioff e D. B. Weiss non hanno avuto il supporto di George R. R. Martin che ancora non ha scritto il 6° libro della saga.
Corpi senza vita, vendette e nuove alleanze sono alcuni degli elementi che costruiscono un’epica violenta e atroce. Sangue, morte e rivoluzione. Il sangue, quello di Jon Snow che bastardo, reietto e infelice, una volta non sapeva nulla, ma ora – dopo aver sofferto ed essersi riscattato (con i gesti, l’umanità, ma anche attraverso gli occhi di Bran nei flashback che lo riguardano) – trova un posto nel mondo. La morte, crudele e feroce, legata alla vendetta, simbolo della guerra dei bastardi (una battaglia costruita in maniera magistrale nel nono episodio), in cui i figli di nessuno si scontrano: Jon, animato da amore fraterno, pronto a ridare la vita per difendere il Nord; il folle e crudele Ramsay Bolton deciso a darlo in pasto ai cani. In questo cerchio si inseriscono anche le due Stark: la guerriera Arya che, per quanto cerchi di distruggere il suo passato, non può essere “Nessuno” – le cicatrici che porta dentro sono incancellabili – e Sansa, una volta ingenua e sognatrice, ora cinica e manipolatrice (l’ultimo faccia a faccia tra lei e Ramsay ne è testimonianza). La rivoluzione, quella che si abbatte su Bran (le sue visioni sulla nascita di Night’s King e su Jon), quella compiuta da Cercei. Si vince e si perde in Game of Thrones e lei ha vinto. Prima la vediamo compiere la “camminata della vergogna”, la crediamo finita, poi invece, inguainata in un abito nero, la scrutiamo mentre ammira con cinico ghigno il proprio operato. La Lady di Ferro non è più madre pronta a tutto per i figli, ma solo fredda Regina, senza leggi né regole. Poco importa il dolore che crea, ciò che si lascia dietro (Tommen): al centro c’è lei con i suoi desideri e la sua sete di potere. Fuoco e conflagrazione, neve e bufera coesistono con i sentimenti, anzi sono loro sottesi. Dietro allo sguardo di Sansa verso Ditocorto dopo l’elezione di Jon, a quello di Jamie verso la sorella/amante, a quello d’intesa tra Daenerys e Tyrion c’è il futuro e dunque le promesse della 7a stagione. Azione e parola si alternano e le storyline cedono il passo le une alle altre ma non sempre in maniera perfetta (soprattutto nei primi episodi). Questa sesta stagione, una sorta di risposta alle Nozze Rosse, è ricca di avvenimenti (“Hold the door”, i due nuovi Re, Daenerys e Tyrion), forse troppi, tanto che il ritmo a volte sembra lento nella sua frenesia. Nonostante alcune sbavature ciò che resta sono gli ultimi episodi ben costruiti e decisivi; “Winter is here”, e probabilmente Game of Thrones non sarà mai più lo stesso.
Il Trono di Spade [Game of Thrones, USA 2016] IDEATORI David Benioff, D. B. Weiss.
CAST Lena Headey, Emilia Clarke, Peter Dinklage, Nikolaj Coster-Waldau, Aidan Gillen.
Fantasy/Drama, durata 60 minuti (episodio), stagione 6.