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Venezia 70: Future Reloaded (2013)

sabato 2 Luglio, 2016 | di Filippo Zoratti
Venezia 70: Future Reloaded (2013)
Speciale
4
Voto autore:

SPECIALE PIETRO MARCELLO
A ciascuno il suo cinema
È possibile riassumere l’intera Storia del Cinema in 90 secondi? Ed è possibile, in quella striminzita durata, riuscire a spiegare quale sia il futuro della Settima Arte? Prendendo spunto dal progetto Chacun son cinéma, film a episodi del 2007 concepito per festeggiare i 60 anni del Festival del Cinema di Cannes, nel 2013 la Biennale di Venezia alza la posta: 70 cortometraggi per 70 diversi autori, per celebrare la 70a Mostra e capire un po’ dove stiamo – cinematograficamente – andando.

L’invito del direttore Barbera non prevedeva budget: ognuno doveva fare da sé, spedendo il proprio contributo. Una sorta di “autarchia creativa” che ha prodotto i risultati più disparati, percepibile soprattutto con una visione d’insieme: c’è chi la butta sull’auto-ironia, chi abbandona il proposito “futuribile” per parlare di sé, chi riempie il proprio tempo di “scarti d’autore”. La sensazione è quella di uno specchio in frantumi, mediacritica_venice_70_future_reloaded_290di un’unità di “mezzo” (il cinema) spezzettata in mille rivoli e frammenti scollegati. Evitando l’elencazione di tutti i contributi – che trovate alla fine di questo articolo – ci si può soffermare invece sui segmenti che maggiormente restano impressi. Un percorso soggettivo, che sarebbe risultato più stimolante non conoscendo i singoli autori. I cineasti si riconoscono dalla propria impronta: tra chi si mette direttamente in scena ci piace ricordare Paul Schrader, che racconta l’invasione della tecnologia circondandosi di microcamere attaccate al proprio corpo, e Kim Ki-duk, che disegna un accorato ritratto dell’anziana madre. Il “tocco” è ben riconoscibile anche nell’asettico Yorgos Lanthimos, nel meta-realistico Brillante Mendoza e nell’umano (troppo umano) Jia Zhang-ke: tutti nomi che stanno facendo la storia recente della Mostra. Tra un Abbas Kiarostami che gira il suo personale remake di L’innaffiatore innaffiato dei Lumiére e un Shinya Tsukamoto che insieme al figlio dà vita ad un disaster movie di cartone (i due corti migliori?) c’è molto spazio anche per gli italiani, anch’essi ampiamente riconoscibili: Franco Maresco ci ricorda quanto gli italiani siano grottesche “facce da cinema”, Bernardo Bertolucci – costretto da alcuni anni sulla sedia a rotelle – ci mostra il suo sconnesso peregrinare sul porfido romano, e Pietro Marcello… ferma il tempo: il suo episodio senza titolo (che temporalmente viene dopo Il silenzio di Pelesjan, 2011, e prima di Bella e perduta, 2015) mescola formati e pellicole, plana sui canali veneziani sovrapponendo sequenze d’archivio e versi tratti da In girum imus nocte et consumimur igni di Guy Debord, con la musica di Alfred Schnittke. Un lavoro poetico e ipnotico, un concentrato di passato, presente e futuro del cinema. Tra gli alti e bassi di un’operazione così eterogenea come Venezia 70, forse un filo rosso è possibile ritrovarlo: il cinema è ovunque, qualunque forma e qualunque contenuto assuma nel corso dei decenni.

Venezia 70: Future Reloaded (conosciuto anche col titolo Venice 70: Future Reloaded) [Italia 2013] REGIA Catherine Breillat, Júlio Bressane, Rama Burshtein, Antonio Capuano, Peter Ho-Sun Chan, Isabel Coixet, Amiel Courtin-Wilson, Claire Denis, Lav Diaz, Amit Dutta, Atom Egoyan, Aleksey Fedorchenko, Frédéric Fonteyne, James Franco, Lluís Galter, Haile Gerima. Aleksey German, Amos Gitai, Sang-soo Hong, Benoît Jacquot, Jia Zhang-ke, Semih Kaplanoglu, Abbas Kiarostami, Kim Ki-duk, Yorgos Lanthimos, Pablo Larraín, Tobias Lindholm, Guido Lombardi, Jazmín López, Samuel Maoz, Pietro Marcello, Brillante Mendoza, Celina Murga, Amir Naderi, Shirin Neshat, Nicolás Pereda, Franco Piavoli, Giuseppe Piccioni, Edgar Reitz, João Pedro Rodrigues, Walter Salles, Paul Schrader, Ulrich Seidl, Luca Severi, Sion Sono, Jean-Marie Straub, Tusi Tamasese, Tariq Teguia, Pablo Trapero, Athina Rachel Tsangari, Shinya Tsukamoto, Teresa Villaverde, Bing Wang, Apichatpong Weerasethakul, Andrew Wonder, Krzysztof Zanussi, Shekhar Kapur, Heeraz Marfatia, Karim Aïnouz, Bernardo Bertolucci, Jan Cvitkovic, Davide Ferrario, Monte Hellman, Marlen Khutsiev, Milcho Manchevski, Franco Maresco, Salvatore Mereu, Ermanno Olmi, Michele Placido, Todd Solondz.
Film a episodi/Cortometraggi, durata 120 minuti.

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