SPECIALE PIETRO MARCELLO
Alla ricerca del mistero dell’immagine
La ricerca di Pietro Marcello ha sempre rivendicato, tra i propri riferimenti estetici e poetici, molto del cinema prodotto nell’ex Unione Sovietica, di cui i film dell’armeno Artavazd Pelešjan – pochissimi minuti nel corso di un’intera vita – rappresentano una voce unica e isolata, in controtendenza al proprio tempo e insieme impegnata a restituirne, per immagini, una “cardiologia emozionale e sociale” (Serge Daney).
Figura schiva e difficile, intimamente refrattaria alla rivendicazione dell’identità autoriale, Pelešjan accetta la proposta di un documentario-ritratto condotto dallo stesso Marcello, ma impone da parte sua una condizione di incessante e imperturbabile silenzio, in linea con l’ideale dei propri film dove a parlare sono le immagini e, naturalmente, la maniera in cui viene scandita la loro relazione. Fautore di una teoria tanto profonda quanto inconciliabile con l’idea di industria cinematografica, quella del montaggio “a distanza” che prevede la disposizione processuale di inquadrature non immediatamente ravvicinate, Pelešjan è un testimone lucidissimo delle trasformazioni interne alla Storia del Cinema e, anche per questo, è una figura ai margini, sconosciuta ai più, simile a tanti fantasmi avvicinati e conoscuti attraverso le storie di Pietro Marcello. L'”allievo” approccia il Maestro per mezzo di un viaggio, fisico e tangibile, nella Mosca contemporanea, primo orizzonte narrativo di un film su più livelli dove, alle immagini di una città notturna, spettralmente novecentesca, si affiancano il repertorio biografico di Pelešjan, le sequenze più straordinarie della sua opera, scene di pedinamento al regista ora nei propri luoghi di vita, ora in visita alle tombe dei suoi più importanti maestri, fino a un mirabile piano-sequenza conclusivo con cui, partendo da Homo Sapiens, film agognato e mai compito di Pelešjan, Marcello costruisce un flusso visivo sulla storia dell’uomo attraverso l’arte, a bordo di una camera-car che, senza forzature dichiarate, non può non rimandare al movimento orizzontale de Il passaggio della linea. A permettere a questa materia di vibrare pur nella propria evidente eterogeneità, oltre alla stupefacente tessitura analitica della montatrice Sara Fgaier, è la voice over dello stesso Marcello, che trasforma il film in un diario di lavorazione dagli esiti incerti, valido anzitutto in quanto necessaria operazione di ricerca. Di fronte al silenzio di Pelešjan, da una parte, e alla tensione verbale di Marcello, dall’altra, il documentario assume in definitiva, e forse magicamente, lo statuto di un dialogo iniziatico fra due generazioni di cineasti ben distinte, due attitudini complementari nella relazione con l’immagine, frutto di un’incessante processo di trasfigurazione dei materiali e insieme scrigno di un mistero irrisolto, eternamente inacessibile.
Il silenzio di Pelešjan [Italia 2011] REGIA Pietro Marcello.
SOGGETTO Pietro Marcello. FOTOGRAFIA Pietro Marcello. MUSICHE Marco Messina, Sacha Ricci.
Documentario, durata 52 minuti.