SPECIALE PIETRO MARCELLO
La vita a bordo
“C’è qualcosa nel fischio di un treno che è molto romantico e nostalgico e pieno di speranza” disse una volta Paul Simon. Il passaggio della linea, primo lungometraggio di Pietro Marcello, presentato nel 2007 alla 64° Mostra del Cinema di Venezia, è un viaggio dietro le quinte di quella sensazione, tra le storie e l’umanità racchiuse dai vagoni.
Il titolo del documentario richiama l’opera omonima di Georges Simenon, Le passage de la ligne, citata peraltro nell’incipit del film, e non è difficile rintracciare nel documentario di Marcello i temi della libertà, dell’identità stravolta e dell’abbandono delle proprie origini trattati dallo stesso Simenon ne L’uomo che guardava passare i treni. Qui il punto di vista è ribaltato e lo sguardo viaggia a bordo dei treni a lunga percorrenza che attraversano l’Italia: un alternarsi di volti, passaggi e presenze che lasciano alle spalle le banchine e si assiepano nei corridoi, per poi riversarsi nuovamente nel mondo. È l’Italia dei pendolari e quella di chi viaggia, spinta dalla necessità o dalla volontà di un cambiamento. Spesso è anche l’Italia degli ultimi, immigrati e emigranti, precari ed emarginati, con storie di carcere, permessi di soggiorno, continuamente costretti ad esibire la propria esistenza certificandola con i documenti. Come fa Arturo, il novantenne dallo sguardo glauco che dalla vita sul treno non scende ormai da anni, per sfuggire al ricovero che la legge ha stabilito per lui e rivendicare intatte opinioni e indipendenza. Di queste facce meste e indurite, che ora si mostrano nella molteplicità di colori e lineamenti, ora aleggiano come fantasmi tra i corridoi bui, la macchina da presa si fa testimone, scrutando la vita stipata tra le intercapedini, o rannicchiata sui sedili con il cappuccio calato sugli occhi. Il treno è un mezzo, ma anche una madre, un ventre dove “la casa è assicurata”. Ma allo stesso tempo è un mostro insensibile, una macchina che tracima vite e speranze, sballottandole con indifferenza stazione dopo stazione. Dopo aver raccolto le testimonianze di chi lo abita, la regia se ne distoglie per esplorare il paesaggio fuori dai finestrini, tra le stazioni deserte illuminate al neon e le luci delle città che fluttuano nella notte come meduse iridescenti. La libertà del montaggio, che si affinerà nel successivo La bocca del lupo, compone sinfonie visive di poetica bellezza. Trento, Foggia, Caserta e Torino si rincorrono in simmetrie impossibili, mentre il giorno si fa strada e le figure si stagliano solitarie, come quadri iperrealisti. La rassegnazione spegne la rabbia, gli sguardi intenti scrutano fuori dai vetri come a scandagliare un’opportunità. All’arrivo segue la sosta, poi tutto riprende in una nuova partenza, in un eterno ritorno di gente per cui “la cosa più interessante, al mondo, è quella di essere vivi”.
Il passaggio della linea [Italia 2007] REGIA Pietro Marcello.
SOGGETTO Pietro Marcello. FOTOGRAFIA Daria D’Antonio. MUSICHE Mirko Signorile, Marco Messina.
Documentario, durata 57 minuti.