Il Cinema Ritrovato – XXX edizione, 25 giugno – 2 luglio 2016, Bologna
Gli abissi dell’inferno
Ispirato alla vicenda delle sorelle Papin, due giovani domestiche che nel 1933 uccisero la padrona e sua figlia dopo aver subito per anni soprusi e ingiustizie, Les Abysses è l’esordio alla regia di Nico Papatakis, per molti un Carneade della storia del cinema, ma ad ogni modo capace di iniziare la sua carriera nel 1963 con un’opera estremamente potente, arrabbiata e sardonica, a tratti quasi surreale e allo stesso tempo assolutamente concreta nella sua denuncia. Il film non vuole essere una cronaca più o meno realista e fedele del fatto di sangue a cui rimanda, che ebbe particolare eco in Francia anche negli anni e decenni a venire. Nel film le due sorelle, vittime di soprusi e violenze che vengono accennate gradualmente e con inquietante e sibillina ambiguità, si oppongono alla vendita del podere decisa dai padroni, sull’orlo del fallimento, decisione che comporterebbe il loro licenziamento. Les Abysses è un film che non dà, soprattutto all’inizio, precisi punti di riferimento; soprattutto perché i ruoli d’aguzzino e di vittima vengono continuamente scambiati tra i due “schieramenti”. È come se, scatenandosi, le crescenti e sempre più irrefrenabili follia e rabbia delle due sorelle aprissero il vaso di Pandora sia delle ingiustizie di cui le due sono state vittime, sia soprattutto delle meschinità, ipocrisie, egoismi e cialtronerie dei tre membri della famiglia padronale. Si crea così un gioco al massacro nel quale i ruoli vengono continuamente ribaltati, in un’ottica che, pur lontana dal manicheismo, man mano che la narrazione avanza assume sempre più i caratteri della denuncia antiborghese, arrivando a toccare i confini della rivendicazione di classe. Negli abissi in cui i personaggi rimangono irrimediabilmente impantanati, la carica d’odio reciproco diventa palpabile e la violenza quasi parossistica, e gli atti delle due sorelle paiono sempre più come una vendetta se non giusta, perlomeno ampiamente giustificabile. Les Abysses è però anche un film inaspettatamente comico – meglio: ridicolo -, attraversato da una costante vena di malsana ironia, che aumenta parallelamente alla violenza e all’odio, e che colora il climax finale con le tonalità del grottesco. La comicità è un altro modo sì per mettere sotto accusa le colpe pregresse della famiglia padrona (si veda come viene dipinto in molte sequenze l’inetto padre), ma soprattutto per rendere ancor più esasperata ed esasperante la situazione. Il regista greco naturalizzato francese gestisce la materia affidandosi ad una narrazione molto teatrale ed esaltando i volti sempre più isterici, le urla sempre più fragorose e i gesti sempre meno controllabili, e realizza un’opera di rara potenza, spiazzante, dura e beffarda.
Les Abysses [Id., Francia 1963] REGIA Nico Papatakis.
CAST Francine Bergé, Colette Bergé, Pascal De Boysson, Colette Régis, Paul Bonifas.
SCENEGGIATURA Jean Vauthier. FOTOGRAFIA Jean-Michel Boussaget. MUSICHE Pierre Barbaud.
Drammatico/Grottesco, durata 96 minuti.