Il Cinema Ritrovato – XXX edizione, 25 giugno – 2 luglio 2016, Bologna
Il futuro è dei figli
Stephen Dallas passa le giornate chiacchierando amabilmente con Helen nel giardino di casa fino a quando il ricco padre non si suicida. Devastato dal dolore lascerà la villa di famiglia e si rifarà una nuova vita prima in un’azienda di filati e poi assieme a Stella, ragazza di provincia dai modo esuberanti, con la quale avrà una figlia, Laurel. Stephen è spesso via per lavoro e così è Stella a crescere Laurel a costo di grandi sacrifici: il più grande sarà dirle addio per permetterle una vita agiata assieme al padre.
Il cinema muto è il luogo dei sentimenti universali, delle grandi storie d’amore, di morte, di rivalsa, di personaggi che diventano simboli delle qualità che incarnano. E così se, ad esempio, È nata una stella segna il passo per tutti i racconti di formazione che prevedono il passaggio da una condizione di mediocrità alla realizzazione di un sogno che appare, all’inizio, inarrivabile, Stella Dallas della scrittrice Olive Higgins Prouty (1923) può essere preso come punto di riferimento per tutte quelle storie familiari in cui i genitori decidono di farsi da parte per permettere al figlio/a un’esistenza migliore. Dodici anni prima che il titolo venisse tradotto in Italia come Amore sublime (1937), con Barbara Stanwyck nei panni di Stella e King Vidor dietro la macchina da presa, un altro King, Henry, aveva già trasposto il romanzo della Higgins Prouty su grande schermo consegnando il ruolo principale a Belle Bennett e accogliendo nel cast un giovanissimo Douglas Fairbanks Jr. (interpreta il ragazzo, poi marito, di Laurel). Il risultato è un mélo che strappa sospiri nella prima ora e una pioggia di lacrime nella seconda, giocando sulle emozioni di rapporti familiari le cui apparenti fragilità nascondono una paura profonda e antica: quella di sentirsi incapaci di provvedere al benessere delle persone care. King costruisce sulla Bennett un personaggio libero, vitale, che rompe gli schemi di una società alto-borghese introducendo elementi eccentrici rispetto ai canoni sociali: meravigliosa la scena in cui, nel bel mezzo di un tè con delle signore distinte, riconosce fra i proprietari di cavalli un suo amico, un poveraccio dai modi non proprio altolocati e lo invita a sedersi con loro, dicendogli di portare anche il cavallo. Con poco, a volte davvero con nulla (la scena del compleanno di Laurel), King racconta la solitudine di una madre sospesa fra i sogni della figlia e i rimorsi del marito; una madre che si contrappone con tutte le forze al mondo restandone schiacciata, immolata sull’altare del futuro. In occasione della proiezione al Cinema Ritrovato di Bologna, il film è stato accompagnato da Stephen Horne (piano, flauto, fisarmonica) ed Elizabeth-Jane Baldry (arpa) su musica composta dallo stesso Horne per l’Hippodrome Festival of Silent Cinema di Bo’Ness.
Stella Dallas [id., USA 1925] REGIA Henry King.
CAST Belle Bennett, Ronald Colman, Lois Moran, Alice Joyce, Douglas Fairbanks Jr. SCENEGGIATURA Frances Marion. FOTOGRAFIA Arthur Edeson.
Drammatico, durata 120 minuti.