Il Cinema Ritrovato – XXX edizione, 25 giugno – 2 luglio 2016, Bologna
Cinericordi
Di Bertrand Tavernier abbiamo sempre ammirato l’indipendenza di giudizio, il farsi rappresentante di una cinefilia onnivora e antidogmatica, che, senza pregiudizi, assegna il giusto spazio nella storia del cinema anche a quei film ingiustamente e immotivatamente snobbati dai critici più faziosi e prevenuti.
Per questo, è sempre un piacere leggere i puntuali interventi del regista di Lione in rete, dove le capacità comunicative di Tavernier gli permettono di dialogare a distanza, senza difficoltà, con le generazioni successive di amanti del cinema. La stessa chiarezza e schiettezza, la stessa competenza enciclopedica si ritrovano in Voyage à travers le cinéma français, proiettato durante l’ultimo festival di Cannes. Si tratta di un torrenziale e appassionante percorso audiovisivo nella storia del cinema transalpino, ricco di brani tratti dai film citati. Ma, come Tavernier ha dichiarato al folto pubblico del Cinema Ritrovato, non vuole avere l’ambizione di far concorrenza ai critici e agli storici del cinema. Il suo viaggio, infatti, ha forti valenze autobiografiche e, quindi, comprende interessanti aneddoti relativi alla vita privata e professionale di Tavernier, che ha anche conosciuto personalmente alcuni dei registi di cui si occupa. A partire da Godard, che, nella didascalia di apertura del film, afferma “Siamo entrambi figli della Liberazione e della Cinémathèque”, della guerra e delle copie di Macao doppiate in vietnamita, che Henri Langlois non esitava a proiettare. Renoir, persona calorosa ma dalla criticata ambiguità politica. O Melville, che fece da guida a Tavernier nel mondo del cinema e lo scarrozzava per Parigi, sulla sua auto. È a lui e a Sautet, l’amico di una vita, che Tavernier deve l’incoraggiamento fondamentale per iniziare la sua carriera nel cinema. Molto importante per Tavernier è stata anche l’esperienza professionale come ufficio stampa della Rome-Paris Films, fondata dai produttori Carlo Ponti e Georges de Beauregard. A questo proposito, Tavernier ricorda con una certa soddisfazione il lancio de Il bandito delle 11, che fu un vero successo. Se i criteri di inclusione ed esclusione dei nomi da citare nel film sono chiaramente soggettivi e dipendono esplicitamente dai gusti cinefili di Tavernier, fa piacere che si parli anche di attori e compositori. Accanto a Becker, Carné, ai dimenticati John Berry ed Edmond T. Gréville, di cui Tavernier ha pubblicato le memorie e un romanzo, il film si sofferma su Eddie Constantine, su Gabin, com’è doveroso che sia (“Era lui a dirigere i registi”, puntualizza Henri Decoin), e su grandi compositori come Maurice Jaubert e Joseph Kosma. Tavernier riesce sempre a essere dettagliato, senza pedanteria, e a raccontare le curiosità più utili a comprendere la personalità e lo stile dell’artista in questione. Le sue osservazioni sono acute e sorprendenti. E quando cita il saggio di Sautet su Alba tragica o la recensione di Roger Tailleur su Cléo dalle 5 alle 7 di Agnès Varda, dimostra di saper scegliere, con grande accuratezza, anche i testi da leggere, per accompagnare le splendide immagini sullo schermo.
Voyage à travers le cinéma français [Id., Francia 2016] REGIA Bertrand Tavernier.
SOGGETTO Bertrand Tavernier, Jean Olle- Laprune, Stéphane Lerouge. MONTAGGIO Guy Lecorne. MUSICHE Bruno Coulais. COMMENTO André Marcon.
Documentario, durata 190 minuti.