Di lutti e compiacimenti
In concorso a Cannes 2015, Segreti di famiglia è il primo film in lingua inglese del regista scandinavo Joachim Trier e sembrerebbe avere tutte le carte in tavola per un risultato di qualità e interesse: un cast internazionale con nomi di spicco, una vicenda familiare che raggela il melodramma per esplorarne analiticamente le diverse sfaccettature, un’attenzione ai linguaggi e ai formati della contemporaneità, dal web ai videogiochi, in continuo dialogo con una appariscente ricerca visiva.
Un’importante mostra fotografica a New York omaggia il lavoro di Isabelle Reed, celebrata reporter di guerra rimasta disgraziatamente vittima di un incidente d’auto avvenuto vicino a casa, qualche anno prima. In concomitanza a questo evento, si incrociano i percorsi del marito Gene, professore di liceo, del figlio maggiore Jonah, neopadre da pochissimo, e del problematico fratello adolescente Conrad, immerso in un mutismo ribelle, nutrito a mondi virtuali da infiniti schermi e dispositivi. In questa storia al maschile, dove la donna è la grande figura assente da ricostruire attraverso la memoria e le emozioni, Trier affastella e continuamente sovverte i punti di vista di ciascuno dei tre personaggi, lasciando a Isabelle Huppert lo spazio filmico dei ricordi o delle astrazioni. Inutile dire che, tra tendenze depressive dell’uno, lotta incessante dell’altro con il mondo delle regole e delle responsabilità, e negazione della realtà da parte del terzo, non potesse mancare anche la scoperta, circa la vita e il destino della madre, di segreti ancor più dolorosi della sua stessa perdita. A fronte di queste premesse potenzialmente interessanti, il soggetto è elaborato da Trier all’insegna di un compiacimento senza pari, dove il gusto per i cambi di prospettiva, i flashback e la presunta nobiltà di indugio sui personaggi, tutti praticati con debito narcisismo, non solo allontanano da ogni sensazione di credibilità, ma intaccano anche il meccanismo della finzione, lasciandolo privo di slanci realmente cinematografici. Emerge, per paradosso, un sentimento di distacco verso ciò che, per essere raccontato, prevede il ricorso ai più svariati mezzi e ai più gratuiti capovolgimenti visivi. Chi cita Antonioni a partire dall’ormai inflazionata (e tardiva) riflessione sullo strumento fotografico nel cinema, è semplicemente pazzo.
Segreti di famiglia [Louder Than Bombs, Norvegia/Francia/Danimarca/USA 2015] REGIA Joachim Trier.
CAST Isabelle Huppert, Gabriel Byrne, Jesse Eisenberg, Devin Druid, Amy Ryan.
SCENEGGIATURA Joachim Trier, Eskil Vogt. FOTOGRAFIA Jakob Ihre. MUSICHE Ola Fløttum.
Drammatico, durata 105 minuti.