Ritmo bidimensionale
Cinquanta persone si trovano in cerchio su una serie di caselle che compongono un piano di gioco. Nessuno sa come ci è arrivato, ma a cadenza regolare un raggio proveniente dal centro del cerchio fulmina uno dei partecipanti, uccidendolo. A chi sopravvive non resta altro che cercare di sfuggire al turno successivo.
Con una gestione del tempo parallela alla realtà, Aaron Hann e Mario Miscione dirigono un film dall’altissimo ritmo narrativo, in cui l’inesorabilità del passare dei minuti interviene tanto nella diegesi quanto sugli spettatori, mettendo persino a rischio l’intelligibilità stessa della storia. Storia che, di fatto, viene negata per tutto il film. Solo a livello tematico emergono nuclei più profondi, come l’importanza della collaborazione e del dialogo per uscire da una escape room estrema e cinica. La soluzione produttiva low cost e la scenografia, che richiama quasi le grandi stanze decisionali di Ken Adam, riportano a un filone nucleare e adrenalinico che dà spessore a Circle, presentato al Seattle International Film Festival e disponibile su Netflix. Al netto delle speculazioni morali che arrivano sul finale, il film mette in mostra tutti quei pregiudizi subdoli pronti a emergere di fronte alla necessità di salvarsi la pelle, quel gioco al massacro che viene direttamente da La parola ai giurati (anche qui viene ribadita l’inutilità di conoscere i nomi degli altri coinvolti). In questo panorama interessante e per certi versi ben studiato si sottolineano anche degenerazioni delle dinamiche relazionali: sono per esempio solo uomini a prendere la parola in maniera decisiva e a guidare con fermezza il gruppo, mentre le donne restano a fare la parte delle gentil donzelle da salvare. Tra sostituzioni tra personaggi e divinità, dubbi che si infiltrano e inutili perdite di tempo nonostante il ritmo accelerato, Circle riduce la propria dimensione a quella quasi testimoniale, decontestualizzando la vicenda fino all’estremo. Il risultato complessivo è quindi encomiabile per soggetto e determinazione artistica e produttiva che lo contraddistinguono, ma la comprensibilità del testo viene fortemente compromessa dalla fretta con cui si delineano i caratteri, riducendosi in pratica a una corsa adrenalinica bidimensionale e appiattita. Il cinismo che dilaga e prende il sopravvento è destinato a negare ogni possibile speranza, ogni possibile redenzione e così anche ogni possibile progressione narrativa e personale, appiattendo ulteriormente la dimensione diegetica e riducendola a mero ritmo thriller accelerato.
Circle [id., USA 2015] REGIA Aaron Hann, Mario Miscione.
CAST Michael Nardelli, Carter Jenkins, Lawrence Kao, Allegra Masters, Julie Benz.
SCENEGGIATURA Aaron Hann, Mario Miscione. FOTOGRAFIA Zoran Popovic. MUSICHE Justin Marshall Elias.
Thriller, durata 87 minuti.