The cynical wife
Dopo sette anni di lunghe stagioni annuali e si è chiusa The Good Wife, la serie ideata dai coniugi King che ha dimostrato che un’ottima televisione seriale era possibile anche sulla cauta TV broadcast (e che apparentemente lascia in eredità uno spin-off web già in cantiere sulla beniamina Diane Lockhart e la neoarrivata Lucca Quinn).
Purtroppo la settima stagione si colloca probabilmente tra le meno riuscite nel suo insieme, per l’acuirsi di alcuni problemi ricorrenti nella serie come l’avvio di storyline discutibili e l’impressione che ogni tanto gli autori perdano di vista il quadro complessivo. Archiviata nelle prime puntate della stagione la carriera politica, Alicia Florrick si ritrova a partire da più in basso di prima, come avvocato “alla sbarra”, per i procedimenti lampo che stabiliscono cauzioni o processi: è quando deve fare i conti con un’immagine pubblica nuovamente controversa che la determinazione e il carattere di Alicia emergono in modi sempre interessanti, le complicate manovre interne dell’ufficio del Governatore in lizza per la vicepresidenza degli Stati Uniti danno qualche segno di stanchezza, nonostante la sempre ottima Margo Martindale nei panni della “rivale” di Eli, Ruth. Piuttosto trite risultano anche le nuove diatribe tra gli uffici, fino all’ennesimo riallineamento delle alleanze che porta nuovamente Alicia e Diane dalla stessa parte e taglia fuori per sempre Cary, esplicitando definitivamente l’aspirazione (legittima) a differenziarsi proprio in quanto studio di donne liberal e di potere. Altalenanti anche i casi, tra cui spicca la verve degli ultimi episodi (i droni di Unmanned, i ricorrenti sotterfugi della NSA). Inevitabile poi la scelta di lasciare le ultime scene in tribunale al processo per corruzione di Peter, anche se sfortunatamente il dibattimento finale è meno interessante dei continui twist della preparazione. Sul fronte personaggi l’arrivo di Lucca Quinn, seppur pensato ad hoc per prendere il posto di Kalinda nel ruolo di amica, alleata e consigliera, è una ventata di freschezza che culmina nella commovente scena del crollo emotivo di Alicia in Judged: la constatazione delle proprie ferite mai rimarginate prepara alla risalita finale e sembra pacificare adeguatamente l’amore mai finito per Will. Così diventa appagante assistere all’evolversi di un interesse amoroso per Jason/Jeffrey Dean Morgan, altra aggiunta riuscita nei panni del detective misterioso (a dire il vero un po’ schematico). Purtroppo la soddisfacente costruzione della relazione affoga anche lei nella confusa atmosfera tra cinismo, punizione e grossi “perché?” del finale. Quello che spiace di più è che la scelta pur comprensibile di non finire in modo conciliante ha avuto come risultato una scena tanto inaspettata quanto out of character per entrambi i personaggi coinvolti, Alicia e Diane: dopo sette anni di descrizione non convenzionale di scelte empowering per i personaggi femminili e di riflessioni sui conflitti tra pubblico e privato, tra cuore e dovere, tra determinazione e amicizia, duole constatare che lo strappo finale si scateni per un torto che coinvolge maschi e mariti.
The Good Wife [id., USA 2009-2016] IDEATORI Robert King, Michelle King.
CAST Julianna Margulies, Christine Baranski, Matt Czuchry, Chris Noth, Alan Cumming.
Legal drama, durata 45 minuti (episodio), stagioni 7.