SPECIALE CANNES MÉMOIRES
Due bambini sperduti e una carrozzina
Una ragazza, un ragazzo e un bambino. Un amore forte, intenso che sconvolge e squassa. L’enfant di Luc e Jean-Pierre Dardenne è un film asciutto e rigoroso che, con camera a mano ed uno stile ben definito, arriva dritto al nocciolo: la narrazione del disagio e del dolore.
Il film vince a Cannes nel 2005 la Palma d’oro proprio grazie al racconto dei suoi protagonisti, quegli ultimi dolenti e randagi, disadattati e spaventati. Da Rosetta a La promessa le storie che i due cineasti rappresentano sono realistiche, quasi iperrealistiche tanto da ferire. Bruno e Sonia sono due poveri disgraziati, giovani e felici, disperati e arrabbiati: si amano, giocano, si prendono gioco l’uno dell’altra. Ad unirli c’è il loro figlio, Jimmy, l’enfant del titolo, che ad un certo punto finisce per dividerli. I due genitori si scontrano, si picchiano, si urlano addosso il loro disappunto, il loro odio, i valori dell’una cozzano con quelli dell’altro. Se Sonia è madre, Bruno è ancora un enfant che vive di piccoli furti, arriva addirittura a pensare di vendere il proprio figlio. Se lei è lentiggini, ingenuità e amore, lui è errori e inconsapevolezza. Sonia si affida e confida in Bruno che invece si fida e confida solo in sé stesso e nelle proprie forze: la madre lascia Jimmy all’enfant che non sa cosa sia avere un figlio e neppure cosa voglia dire essere padre.
Il bambino diventa oggetto, merce e i Dardenne proprio per questo non gli inquadrano mai il volto – o è nascosto nella carrozzina, o addosso alla madre – come per rendere ciò più evidente. È un paradosso che al centro ci sia sempre quel fagottino anche quando non c’è: figura ingombrante e simbolica di riscatto e speranza. L’enfant del titolo non è solo Jimmy, nato da una coppia forse non ancora e non completamente pronta alla genitorialità, ma anche Bruno, boss di una “malavita” composta da bambini sperduti, come quelli di Peter Pan. Non è un caso che quando Jimmy perde di centralità a prendere il suo posto sia Bruno; così lo spettatore entra nel suo corpo, vede attraverso i suoi occhi, percepisce il mondo attorno a lui troppo grande e ostile. I Dardenne ancora una volta sono in grado di raccontare certi adolescenti, un po’ ragazzi di vita e un po’ bambini cresciuti troppo in fretta, non amati abbastanza, lasciati nella pancia della balena, vittime del degrado e della povertà. I fratelli Dardenne compongono una poesia senza troppi fronzoli, imbastendo una storia un po’ pasoliniana per il racconto degli ultimi, un po’ loachana per l’analisi degli ultimi, ma che poi prende una strada tutta sua per alcune caratteristiche proprie del Dogma 95. Quella di L’enfant è un’esperienza forte che grazie ad un ritmo lento ti prende nel vortice e non ti lascia mai.
L’enfant – Una storia d’amore [L’enfant, Francia/Belgio 2005] REGIA Luc e Jean-Pierre Dardenne.
CAST Jérémie Renier, Olivier Gourmet, Déborah François.
SCENEGGIATURA Luc e Jean-Pierre Dardenne. FOTOGRAFIA Alain Marcoen.
Drammatico, durata 95 minuti.