SPECIALE CANNES MÉMOIRES
Un viaggio attorno alla vita
È l’idea di circolarità, di qualcosa che gira su se stesso. È la mente di un uomo che rimugina sul senso della vita, che vaga per lasciarsi trascinare dal flusso degli incontri casuali. È la speranza che possa esserci una salvezza in qualche luogo, fisico o metafisico che sia.
Il sapore della ciliegia è senza dubbio uno dei film più minimali di Kiarostami, ma anche uno dei più subdolamente intimi. Nella periferia dunosa di Teheran, il signor Badii medita il suicidio: ha scavato la propria fossa ed è alla ricerca di qualcuno che possa ricoprirlo nel caso che decida di uccidersi, o che lo aiuti a uscire da quella buca se al contrario sceglierà di non prendere la tragica decisione. Il suo viaggio in automobile, attraverso gli altipiani sabbiosi, diviene quindi immediatamente metafora del percorso polveroso e continuamente tortuoso dell’esistenza. Lo sguardo apparentemente vacuo del regista iraniano è concentrato per buona parte a osservare ciò che accade all’interno dell’abitacolo della vettura di Badii: l’incontro con un giovane soldato, con un seminarista e con un anziano e saggio tassidermista sono l’ultima possibilità per confrontarsi con i suoi spazi interiori. Tutte queste figure hanno, in un modo o nell’altro, a che fare da molto vicino con la vita: c’è chi può perderla o toglierla all’altro combattendo, c’è chi può farne un passaggio per un’esistenza ulteriore e c’è chi può ricrearla nell’immobilità dell’apparenza. Si sviluppa dunque in questo modo il caotico mondo dei pensieri profondi e mai espressi del protagonista che, come filtrati dall’immotivato procedere di questo errare senza meta, coinvolgono di riflesso anche quelli dello spettatore. Interrogarsi sul perché il signor Badii sia così ossessionato dal trovare qualcuno che esegua il suo volere e chiedersi come mai possa aver deciso di farla finita, diventerà il film mentale che inizierà pian piano a proiettarsi nella nostra mente parallelamente a quello che vediamo sullo schermo. Un rapporto diretto, incantato, intellettivo e più fisico di quello che si creda si instaurerà tra noi e l’opera, in una reinvenzione del concetto di interiorità e del suo continuo relazionarsi con la terribile durezza della quotidianità. E avrà il sapore di una ciliegia: tra il dolce e l’acidulo. In un finale per certi versi consuetamente magico per il cinema iraniano, dopo che un temporale notturno avrà portato per un attimo l’oscurità sul film e sul suo senso, la realtà tornerà più violenta che mai a ricordarci che le immagini sono spesso tutto ciò che abbiamo e che, forse, senza quelle la vita è semplicemente impossibile.
Il sapore della ciliegia [Ta’m-e gīlās, Iran 1997] REGIA Abbas Kiarostami.
CAST Homayon Ershadi, Abdolrahman Bagheri, Afshin Khorshid Bakhtiari, Safar Ali Moradi.
SCENEGGIATURA Abbas Kiarostami. FOTOGRAFIA Homayun Payvar.
Drammatico, durata 95 minuti.