Clive Owen e il suo Artù in salsa orientale
Nonostante la pressione sempre maggiore del corrotto ministro Mott, l’anziano Bartok, nobile per lignaggio ma soprattutto di fatto, amministra con dedizione il proprio feudo con l’aiuto di un nutrito gruppo di fedeli soldati. Amareggiato dall’ennesima prepotente richiesta da parte del messo dell’imperatore, temendo per la futura incolumità del suo castello e del suo clan decide di non pagare la tangente e ribellarsi alla dilagante corruzione.
Conscio di aver insultato l’autorità politica del sovrano, prima di recarsi al palazzo imperiale nomina suo successore Raiden, il devoto generale al suo servizio da diversi decenni che ama quanto il figlio che il destino gli ha tolto troppo presto.
Rubacchiando un po’ da fortunati film di arma e cappa dal sapore medievaleggiante che l’hanno preceduto e persino in altri contesti storici che non ci aspetteremmo (il diritto di successione conquistato per meriti di servizio e non per diritto di discendenza naturale si rifà molto a Il Gladiatore), in realtà Last Knights prende vita dalle gesta dei 47 rōnin, samurai che, privati del loro daimyō, decidono di vendicarlo per restituirgli l’onorabilità seguendo i precetti del bushidō e diventano degli eroi nazionali. Una vicenda molto celebre in Oriente che negli anni ha ispirato piéce teatrali e film (uno degli ultimi è l’omonimo lungometraggio con Keanu Reeves).
Sebbene si presenti davanti all’obiettivo della cinepresa con un volto segnato dall’inesorabile passare degli anni (che però non riescono ad attentare all’espressività del volto né all’intensità con la quale affronta ogni nuovo personaggio) e con una nutrita e blasonata filmografia, Clive Owen è e resterà per sempre il possente e magnanimo paladino britannico che ci ha regalato più di dieci anni fa Fuqua con il suo King Arthur, un ruolo che l’attore inglese ha efficacemente incarnato sul grande schermo grazie ad un innato physique du role.
Tra le peculiarità positive che emergono da quest’ultima fatica del regista Kazuaki Kiriya ci sono sicuramente l’estrema cura per l’estetica raffinata delle sceneggiature, i combattimenti coreografati e le inquadrature ad effetto che si concentrano – quasi fino a diventare ossessive – sui piccoli particolari, caratteristiche che la sua regia certamente ritrova nel gusto artistico e cinematografico del paese che gli ha dato i natali. Purtroppo Last Knight, che è il primo lungometraggio in inglese di Kiriya, denota pure altri fattori meno desiderabili come il ritmo lento della narrazione che – soprattutto nella dilatata parte centrale – sembra placarsi del tutto, dovuti probabilmente al curriculum del regista che finora si è cimentato spesso coi videoclip ma raramente coi film.
Last Knights [id., Usa/Canada 2015] REGIA Kazuaki Kiriya.
CAST Clive Owen, Morgan Freeman, Noah Silver, Peyman Moaadi.
SCENEGGIATURA Michael Konyves, Dove Sussman. FOTOGRAFIA Antonio Riesta. MUSICA Nicholas Neidhardt, Satnam Ramgotra, Martin Tillman.
Drammatico/Guerra, durata 115 minuti.