SPECIALE MADE IN CHINA
La fossa infernale
Alla 67a Mostra del Cinema di Venezia (2010) era uscito in segreto, come film sorpresa, per evitare di essere bloccato o contestato. The Ditch (letteralmente “Il fossato”, ma in Italia il film è conosciuto anche col titolo I dannati di Jiabiangou), apprezzato quanto contestato dalla critica, è la prima opera di fiction del documentarista cinese Wang Bing.
Anche la lavorazione stessa del film è stata portata avanti di nascosto tramite la coproduzione di ben tre Paesi: Hong Kong, Belgio e Francia. La storia che racconta il regista Bing è straziante e non adatta di certo a stomaci deboli: il fossato rappresenta il luogo dove un milione di dissidenti politici del regime maoista sono stati confinati per la rieducazione durante gli anni ’50-‘60, nel campo di Jiabiangou nel Deserto dei Gobi. Qui intellettuali di alta e bassa estrazione sono disumanizzati fino al limite della bestialità, nella più totale privazione, costretti a scavare nella sabbia, tenuti chiusi sottoterra nel buio polveroso di trincee dove l’unica possibile liberazione è la morte. Il film ci introduce lentamente nel profondo disagio di questi esseri disumanizzati, costretti a procacciarsi il cibo da soli, e dunque a oltrepassare di volta in volta i limiti della propria dignità e di quella altrui. La routine, filmata sempre da vicino, con uno stile realista e documentaristico, aggrava il senso di straniamento e di orrore che deriva dalla condizione in cui questi dissidenti si ritrovano. A rompere la discesa nel fossato è l’arrivo della moglie di uno dei prigionieri, che scoppiando in lacrime e vagando tra i cadaveri dei deceduti in evidente stato di shock, scuote anche l’umanità repressa degli altri pochi rimasti. A Venezia il film ha diviso la critica, ma di certo lo stile crudo e realista, che porta lo spettatore al limite della sopportazione, è una scelta estrema, capace di incarnare tuttavia alla perfezione l’idea della sofferenza stessa a cui una numerosissima parte di cinesi dimenticati sono stati ingiustamente sottoposti. Dalle stesse parole dei sopravvissuti, intervistati dal regista stesso, e da alcuni racconti di Yang Xianhui, appartenenti alla raccolta Goodbye Jianbiangou, provengono le immagini di The Ditch. Fiction sì dunque, ma nel senso di rappresentazione senza filtri del reale. Rimane a noi spettatori occidentali il dilemma del perché in Cina, dove i fatti sono successi, non si possa vedere. Purtroppo la strada verso la trasparenza storica è ancora piuttosto lunga, e forse questo è uno dei piccoli passi per uscire dal quel buio fossato. “Dedicato a tutti coloro che hanno sofferto, a quelli che sono caduti e a chi continua ad andare avanti”.
The Ditch [Jiabiangou, Hong Kong/Francia/Belgio 2010] REGIA Wang Bing.
CAST Zhengwu Cheng, Niansong Jing, Xiangnian Li, Renjun Lian.
SCENEGGIATURA Wang Bing. FOTOGRAFIA Lu Sheng. MONTAGGIO Marie-Helene Dozo.
Drammatico, durata 109 minuti.